"campiello remer con stabile antico e grande scalinata"
Racconti di Viaggio

Campiello del Remer

Il Campiello del Remer è un pittoresco e caratteristico angolo veneziano, racchiuso tra splendide costruzioni di stile veneziano. Il suo nome deriva dal fatto che un tempo vi erano alcune botteghe che fabbricavano i remi delle gondole. Si trova vicino al Ponte di Rialto, e guarda direttamente sul Canal Grande. Da qui si ha una bellissima vista panoramica del Canal Grande, che comprende parte del Ponte di Rialto, il Palazzo dei Camerlenghi, il Campo dell’Erberia ed il lungo edificio delle Fabbriche Nuove.

Nel Campiello del Remer un tempo c’era un edificio duecentesco appartenente ai Lion e poi ai Morosini, nobile e importante famiglia veneziana. Di questo sontuoso palazzo rimane la bellissima e tipica scala esterna a grandi arcate e la magnifica vera da pozzo. È interessante sapere che i mattoni usati per costruire l’antico palazzo bizantino erano quelli di un edificio romano di Altino. Portati e usati a Torcello, erano stati nuovamente recuperati e impiegati nella ricostruzione del palazzo a Venezia.

Taverna del Campiello Remer

"ingresso taverna con piante e botte"

Ad oggi vi si trova un’antica trattoria molto conosciuta a Venezia: Taverna al Remer, in cui si possono assaggiare gustosi piatti tipici veneziani, o sorseggiare del buon vino. Bellissimo durante i periodo primavera/estate, poter mangiare o bere un aperitivo in questo tranquillo “piccolo salotto” con vista privilegiata sul Canal Grande.

Campiello e taverna, sono un vero, rifugio dal trambusto instancabile della Venezia turistica, che si trova sorprendentemente a pochi passi. Taverna del Campiello Remer è un’oasi di piacere per il palato, dall’atmosfera romantica.

Leggenda del Campiello del Remer 

Ma questo splendido luogo fu teatro di una terribile storia, alla quale è legata una delle numerose leggende che aleggiano a Venezia.

Si racconta che nel 1598 passava di là il Doge Marino Grimani con le sue guardie, quando sentì una donna gridare. Si recò prontamente sul posto con i suoi uomini e trovò la nipote Elena che cercava di scappare dal marito inferocito, il quale l’accusava di tradimento. Il doge e le sue guardie cercarono di difenderla, ma il marito, pazzo di gelosia, afferrò una spada e decapitò la donna.

Il doge arrabbiato e inorridito, mandò l’uomo, di nome Fosco, a Roma con la testa della moglie perché fosse il papa a deciderne la punizione. Ma il Pontefice non volle saperne, così l’omicida tornò a Venezia. Mentre stava per essere condotto in prigione Fosco riuscì a fuggire.

La leggenda continua narrando che l’uomo si mise alla ricerca del luogo dove era conservata la testa della moglie in attesa della sepoltura e, preso dai rimorsi, si gettò nel Canal Grande insieme alla testa.

Il suo cadavere non fu mai ritrovato e ancora oggi si racconta che nelle notti di luna piena e con vento di tramontana, il fantasma di Fosco appare stringendo tra le mani la testa della sfortunata moglie.