Campo dei Mori Venezia
Il Campo dei Mori a Venezia si trova nel sestiere di Cannaregio sestiere più popolato e più esteso della città dopo Castello, che è il più esteso. Cannaregio occupa quasi interamente la parte nord della città, estendendosi dalla stazione ferroviaria, a nord del sestiere di Santa Croce. A questo è collegato tramite il Ponte degli Scalzi e il Ponte della Costituzione. Arriva fino a Castello, con cui confina quasi interamente a est e a sud.
Campo dei Mori
Il Campo dei Mori alla Madonna dell’Orto si estende dal Rio della Sensa a quello della Madonna dell’Orto. Dal campo poi si accede alla splendida chiesa della Madonna dell’Orto con il particolare pavimento del sagrato a spina di pesce. Uno delle poche pavimentazioni di Venezia rimaste in cotto a spina di pesce. Per capire la storia della pavimentazione di Venezia leggete cliccando qui.
Ma vi voglio parlare di questo Campo dei Mori perchè ad esso sono collegate due leggende di Venezia misteriose e insolite. La prima è proprio quella che da il nome al campo, legata a tre fratelli mercanti provenienti dal Peloponneso, che come molti altri in quel periodo facevano ricchi affari nella città.
La leggenda delle statue in pietra in Campo dei Mori
Queste quattro statue nel campo rappresentano i Mori, i fratelli Rioba, Sandi e Afani, i cui nomi sono incisi sopra le loro teste. Essi fuggirono dalla Morea (Grecia) nel 1112 per dissidi politici. Questi erano commercianti in spezie e tessuti e una volta arrivati a Venezia si diedero il nome “Mastelli o Mastella”. Negli anni ci si è domandato chi rappresentasse la quarta statua: molto probabilmente era il servitore dei tre fratelli, lo stesso che è raffigurato nel fregio della facciata di Palazzo Mastelli, mentre conduce un cammello.
Questa statua è posta in una nicchia quattrocentesca sotto la casa del famoso pittore Tintoretto, che poi andremo a vedere.
La statua più famosa è quella di Rioba la quale ha il naso in ferro con il naso in ferro. La statua che regge in mano un cofanetto, nel 1830 fu prelevata dal suo posto e trasportata dal proprietario dell’epoca su di una villa di campagna per poi ritornare al suo luogo originario solo lo scorso secolo.
Un altro elemento caratteristico del Campo dei Mori è la vera da pozzo del 600 – 700 in pietra d’Istria, con due rigonfiamenti posta su un basamento circolare che porta uno scudo con una barra a scacchi, simbolo della famiglia Mastelli.
I fratelli Mastelli
Secondo una leggenda si narra che queste statue di pietra non sono altro che ciò che rimane dei tre fratelli mercanti, pietrificati a causa della loro disonestà.
“Possa il Santissimo Iddio far diventare subito questa mia mano di vera pietra se ciò che vado affermando non è vero”. Questa era la frase preferita del Signor Antonio Rioba quando trattava la vendita delle sue mercanzie. Le persone sopportavano le sue esagerazioni solo perché incuriositi nel conoscere i racconti dei suoi viaggi.
I Mastelli godevano della fama di buoni affaristi ma erano disonesti e sbruffoni. Non passava giorno che non pensassero come incrementare il loro guadagno in modo disonesto. Divennero così ben presto insopportabili, ma nessuno osava mettersi contro perché con la qualunque giudice.
la leggenda…..
Si narra che un fredda sera di febbraio una donna bussò alla porta di casa Mastelli, per Tal signora era rimasta vedova da due mesi e doveva mandare avanti da sola il proprio negozio di tessuti. Rioba la portò nel magazzino dove i suoi fratelli stavano sistemando le merci. Il “meschino” vedendo che la donna non se ne intendeva, spacciò un rotolo di cotone per tessuto di Fiandra.
L’uomo pronunciò la sua famosa frase, e la donna chiamò a testimone Dio dell’onestà dei tre fratelli. Nel momento in cui le monete toccarono la mano del marcante, l’uomo e i fratelli si trasformarono in statue di pietra. La donna altro non era che la Santa Maddalena, la quale si era recata dai tre fratelli per concedere loro l’ultima opportunità di redenzione.
Una volta che le tre statue furono ritrovate vennero murate sulle pareti esterne della casa, e se passate di la, le vedrete ancora incastonate nei muri nell’edificio, quasi costretti a sorreggere la mole del palazzo in eterno. Metaforicamente schiacciati dal peso delle loro menzogne.
La statua d’angolo è proprio quella di Antonio Rioba che nei secoli divenne simbolo della Satira Veneziana. Nell’800 la statua perse il naso di pietra, e quasi a scherno, venne sostituito con un naso di ferro, e da quel momento si dice che toccarlo porti fortuna.
Si racconta che nei secoli si è vista la statua di Antonio Rioba piangere nelle fredde giornate di febbraio… e se una persona dall’animo puro toccasse il petto della statua potrebbe ancora sentirne il battito del cuore.
La casa di Tintoretto
Di fianco alle statue dei mori, in Fondamenta dei Mori, si trova la casa di Tintoretto ovvero Jacopo Robusti detto ‘il Tintoretto’ (1519- 1594). Sulla facciata dell’edificio di fianco alla porta vi è il quarto mercante pietrificato, mentre poco lontano dalla porta, si trova una statua di marmo che rappresenta Ercole con la clava in mano, incastonata nell’edificio.
Una lapide posta in ricordo sulla facciata della casa così recita.
NON IGNORARE, VIANDANTE, L’ANTICA CASA DI JACOPO ROBUSTI DETTI IL TINTORETTO. DI QUI PER OGNI DOVE SI DIFFUSERO INNUMEREVOLI DIPINTI, MIRABILI PUBBLICAMENTE E PRIVATAMENTE, MAGISTRALMENTE REALIZZATI CON FINE INGEGNO DAL SUO PENNELLO. TI FARA’ PIACERE APPRENDERE CIO’ PER LA SOLERZIA DELL’ATTUALE PROPRIETARIO. 1842
Il soprannome del pittore “Tintoretto” lo si deve al mestiere del padre, Battista Robusti, noto tintore di stoffe veneziano. Probabilmente il padre faceva parte di quei ‘cittadini’ veneziani che, pur non facendo parte dell’aristocrazia, godevano di certi privilegi.
Grazie alla posizione paterna, il Tintoretto poté contare sull’appoggio dei patrizi e su buoni rapporti con l’élite della Serenissima. Questo lo portò ad essere uno dei più grandi esponenti dell’arte veneziana, che oggi ben conosciamo grazie alle sue innumerevoli opere.
Ma anche questa famosa casa di Venezia racchiude una curiosa leggenda che spiega la presenza della statua dell’Ercole con la clava posto sulla facciata.
La strega che voleva rubare l’anima della figlia di Tintoretto
All’epoca c’era l’usanza di ricevere l’eucarestia ogni mattina per dieci giorni presso la cappella del convento di Madonna dell’Orto. Il primo giorno, Marietta la figlia, incontrò una signora anziana. La donna le disse che se avesse voluto diventare “come la Madonna”, avrebbe dovuto conservare in un luogo sicuro le ostie anziché deglutirle. Per questo avrebbe ricevuto una sorpresa il decimo giorno.
Marietta fece così e conservò le ostie nel giardino della propria abitazione, riponendole in una scatola dietro l’abbeveratoio degli animali. Un giorno, non avendo modo di prendere la scatola a causa della pigrizia degli animali che non si spostavano, confessò il suo incontro al padre.
Egli però era a conoscenza di questa pratica magica e maligna con la quale le streghe rubavano le anime. Il Tintoretto portò quindi le ostie in chiesa e chiese a Marietta di aspettare l’anziana alla finestra per poterla invitare in casa.
Il decimo giorno la strega non tardò e appena entrò in casa fu colpita a bastonate dal pittore. Dopo i primi colpi si trasformò in un gatto, e per poter fuggire lanciò un urlo disumano e, avvolta da una nube nera, si scagliò violentemente sulla parete per poter riuscire a scappare, lasciando un buco nel muro.
Tintoretto, per evitare un suo ritorno e anche per ricordarle quello che le era capitato, fece murare il buco con una statua di Ercole a guardia delle pareti domestiche. La strega non si fece più rivedere.
Ecco spiegata da questa leggenda la presenza della statua con la nicchia, sul muro della casa che guarda sul canale della fondamenta.
Curiosità da vedere a Venezia
Come vedete un luogo questo non banale, sconosciuto ai più, o comunque chi vi passa non sa correttamente di queste due curiose leggende. Venezia non è solo i monumenti principali, ma luoghi come il Campo dei Mori con la Casa di Tintoretto, fanno parte di quel tesoro strabiliante di storia e leggende che quasi ogni angolo della città racchiude. Queste curiosità da vedere a Venezia sono raccontate tutte nel mio libro “La Venezia che non conosci” in vendita su Amazon libri.
Ma se vorrete troverete altri articoli su questi affascinanti e leggendari luoghi curiosando sul mio sito sulla sezione Venezia, o più precisamente su luoghi insoliti di Venezia. Prima di terminare quest’articolo lasciatemi spendere due parole sul Tintoretto, e poi vi regalerò un’altra “chicca” sconosciuta da vedere nelle vicinanze.
Jacopo Tintoretto
Figlio di un tintore di sete e di corporatura piccola, fu quasi automatico l’appellativo di Tintoretto, che fu orgogliosamente usato come firma per diverse sue opere. Purtroppo sulla sua infanzia e sulla sua formazione artistica si hanno poche notizie certe. Il suo certificato di nasci ta fù andato distruttoè in un rogo. Ma il certificato di morte ne permette, invece, una data approssimativa, in quanto nel certificato vi è scritto ” morto il 31 maggio 1594 all’età di anni 75 e mesi 8″. Quindi facendo un rapido calcolo la data di nascita è tra Settembre e Ottobre del 1518.
Secondo ciò che racconta Carlo Ridolfi, storico vissuto in quel secolo, il giovane Tintoretto fece un breve apprendistato alla bottega di Tiziano Vecellio, acquisendone alcune tecniche. Ulteriore ispirazione la trae nell’arte di Michelangelo Buonarroti, che viene conosciuto a Venezia grazie alla diffusione di stampe che venivano collezionate dalle famiglie più ricche dell’epoca.
La consacrazione definitiva per l’artista arriverà quando ricevette importanti commissioni da parte della Scuola Grande di San Rocco, con cui rimase in contatto per tantissimi anni, diventandone anche membro del consiglio. Fu così che il talento di Tintoretto fu riconosciuto dalle più rilevanti istituzioni del tempo, le cosiddette “grandi scuole”.
Parallelamente ai lavoro per la scuola di San Rocco accettò di lavorare anche per il Palazzo Ducale e per la Basilica di San Giorgio Maggiore. In questa basilica, ormai uomo anziano, dipinse L’Ultima Cena e La raccolta della Manna, i suoi due ultimi capolavori. Opere di un genio che porta la pittura veneta del Cinquecento a straordinari livelli mai visti.
Il Tempietto di Sant’Antonio
Il Tempietto di Sant’Antonio è un capitello in legno totalmente colorato, appoggiato a terra e sporgente dal muro. Solitamente i capitelli a Venezia sono in pietra o legno ( di color legno ) inseriti a una certa altezza all’interno dei muri.
Questo capitello dedicato a Sant’Antonio di Padova invece sembra quasi una bancarella chiusa di un fioraio. Invece ci si trova di fronte a un caso unico a Venezia di un imponente e antico capitello a forma di tempio.
Sotto il timpano una scritta ricorda l’anno in cui è stato eretto, cioè il 1668. L’immagine all’interno è protetta da un fitto cancelletto a due battenti. Si racconta che un tempo ospitasse un ritratto del Santo dipinto dal Tintoretto, che come detto abitava poco lontano, dall’altra parte del ponte.
Ecco, e con questa nuova curiosità da vedere a Venezia abbiamo detto tutto. Vale certo la pena fare una passeggiata in questa parte di Cannaregio, perché potrete vedere tre cose insolite veneziane. E non dimenticate le loro leggende di streghe e santi; questa è la “Meravigliosa Venezia”.