"sguardi tra le maschere veneziane"
Racconti di Viaggio,  Venezia

Sguardi tra le maschere

Carnevale a Venezia 2020

Il Carnevale a Venezia 2020 non passerà alla storia tra i carnevali più belli della città veneziana, ma come il più strano si. Lo sappiamo tutti che l’anno 2020 resterà nelle nostre menti come “l’anno del Covid”. Già, proprio così, il momento storico che da due anni ormai ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini.

Io qui ora non voglio parlare di covid, già in molte parti se ne parla, anche a sproposito, ma lo scopo di questo articolo fotografico è un altro. Analizzare quelle che sono le maschere veneziane di quel preciso momento che ha segnato le nostre vite. Voi direte: “ma cosa diamine c’entrano le maschere di carnevale con il covid?”

Maschere veneziane e Covid

Come prima cosa voglio dire, a chi non ne fosse a conoscenza, che una delle maschere più caratteristiche di Venezia aveva a che fare con malattie infettive. 

"maschera dottore della peste"

Questa maschera che ripetutamente durante il Carnevale di Venezia potrete trovare tra calli e campielli, veniva usata dai dottori. Più precisamente durante la peste che ha colpito in varie epoche Venezia. La sua forma allungata e affusolata serviva per riempire l’estremità allungata di spezie sanificanti e profumate. Questo per proteggere il medico o coloro che si occupavano degli ammalati o dei cadaveri colpiti dalla peste. Proteggere, e usare spezie profumate che attutissero i terribili odori dei cadaveri in decomposizione.

Può essere definita la prima mascherina protettiva, o chirurgica come viene comunemente chiamata, della storia. Almeno per ciò che riguarda Venezia.

Ecco spiegato il perché ho voluto associare le maschere veneziane alla terribile malattia che ci ha colpito nel 2020.

Persone senza identità

Dopo questo prologo, vi richiederete: “ok ho capito, lo scopo e l’utilizzo di questa maschera di carnevale inquietante, ma poi…?” Da quel maledetto periodo in poi, dove ricordo che il Carnevale di Venezia per la prima volta nella sua storia verrà interrotto, la nostra esistenza è stata accompagnata da mascherine.

Mascherine protettive per ridurre la diffusione della malattia. Mascherine che hanno dato un aiuto alla nostra incolumità e a quella altrui, ma che ci hanno tolto l’identità! A quanti di voi sarà capitato di incrociare un conoscente senza accorgervene, perché questi indossava la mascherina?

A quanti di voi sarà capitato (come a me) di sentirvi immersi in un mondo surreale, fatto di automi, persone senza volto, Questo soprattutto il primo periodo del 2020 quando non vi eravamo abituati. L’abitudine poi ha mitigato le sensazioni, ma non le ha cambiate.

Una persona senza un volto, è una persona senza identità, può sembrare brutto, ma è così. Senza un volto si può stabilire chi sia una persona solo dalle sue impronte digitali, o dal suo DNA. I banditi si mascherano per non essere riconosciuti, addirittura si usa dire “mettersi la maschera” quando non si vuol far capire chi si è, o si vuole dare una parvenza distorta di noi.

Le maschere veneziane

Eccoci qui signori miei. Una persona dietro ad una maschera può essere chiunque. Di fronte ad una maschera non sapete se dietro si celi un uomo o una donna. Non ne sapete l’età, il colore della pelle, il ceto sociale, nulla…nulla. Una maschera è senza identità, e per questo ho voluto dare un senso alle foto che vi farò vedere, che vada al di là del mero aspetto estetico. Aspetto gioioso, colorato, fantastico, ma se visto con gli occhi di quel maledetto momento, una mancanza d’identità, socialità, espressività, emozioni….

Certo tutto ciò ad una maschera di carnevale veneziana non manca. Non si conosce l’identità di chi la indossa, ma la maschera racconta storie, particolari, personaggi… Insomma una maschera di Venezia parla, si esprime, anche senza mostrarne l’identità.

Sguardi…

Ed ecco che dietro una maschera cosa resta…gli occhi…lo sguardo.

"maschera carnevale si vedono gli occhi"

Come nella vita quotidiana di oggi, dietro le mascherine imposteci dal virus si vedono solo gli occhi, così è per la nostre maschere. Per questo ho voluto trarre e regalarvi questa carrellata di fotografie che ritraggano lo sguardo dietro la maschera.

Alcune vedrete che con il senno di poi, avranno un senso, e si potrà dare un significato nel contesto del Carnevale 2020.

"maschera carnevale veneziana arancio nero"

Storia della maschera veneziana

La Storia delle Maschere di Venezia: mistero, enigma, seduzione fa parte di Venezia e ne reincarna l’essenza. In pochi sanno da dove nasce ed è una storia travagliata che segue quella della Serenissima Repubblica.

La maschera è sempre stata uno degli elementi caratteristici e indispensabili nel costume degli attori. Originariamente era costituita da una faccia cava dalle sembianze mostruose o grottesche, indossata per nascondere le umane fattezze e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni.
Con il Carnevale la maschera diventa simbolo della necessità di abbandonarsi al gioco, allo scherzo e all’illusione. Occasione per indossare i panni di qualcun altro, esprimendo quindi diversi significati: la festa e la trasgressione, la libertà e l’immoralità.

I mascareri

Le origini della storia delle maschere veneziane sono inizialmente scisse dalla storia del Carnevale. Se i primi festeggiamenti di strada sono testimoniati già dall’anno mille, l’uso delle maschere avviene regolamentato solo a partire dal 1200. Nel 1400 nasce l’ordine dei fabbricanti di maschere veneziani, i “mascareri”.

Ma le maschere a Venezia non venivano usate solo per i festeggiamenti. All’epoca il carnevale durava dal 26 Dicembre fino al mercoledì delle ceneri.

Ma la storia delle maschere accompagna quindi diverse esigenze durante la Repubblica della Serenissima. Nonostante le leggi più perbeniste, la maschera fu permessa per secoli come versione veneziana del romano “panem et circenses”. Ovvero un modo tollerato di lasciare che le tensioni fra le classi si risolvessero senza sfociare in episodi estremi.

Da notare però che non erano solo le classi subalterne a mascherarsi per sbeffeggiare la nobiltà. Anche gli aristocratici avevano bisogno di un certo anonimato per potersi comportare con un livello di libertà sconveniente per il loro rango!

"maschera carnevale veneziana verde nera oro con faccia bianca"
Le maschere per le calli

“Buongiorno Siora Maschera”, lungo le calli, per i canali e nei listoni era questo il saluto. L’identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più e si entrava a far parte della Grande Illusione del Carnevale. In un posto, unico al mondo, dove tutto può accadere, dove ogni scorcio non cessa di incantare.

Durante il carnevale non vi è calle o piazza in cui non si trovi almeno una maschera, fino ad arrivare all’apoteosi in Piazza San Marco. Meta obbligata per qualunque maschera si trovi a vagare per le calli.

L’arte del creare le maschere veneziane

Gli artigiani veneziani che realizzavano le maschere erano chiamati maschereri fin dal tempo del Doge Foscari.  Essi possedevano un loro statuto datato aprile 1436. Appartenevano alla frangia dei pittori ed erano aiutati nella loro professione dai targheri. Questi imprimevano sopra lo stucco volti dipinti, a volte di ridicola fisionomia, con ricchezza di particolari.

La produzione di maschere si intensificò in modo tale che nel 1773 esistevano ufficialmente 12 botteghe di maschere a Venezia. Se ben si pensa, poche se si considera l’uso che se ne faceva in quegli anni.
La richiesta di maschere ed il loro utilizzo era tale per cui si cominciarono a fabbricare molte maschere “in nero”. Solo così si riuscì ad intensificare il lavoro e a dar da lavorare a molte persone. La loro diffusione avvenne conseguentemente in tutta Europa.

Maschere proibite e maschere permesse

Alcuni ambiti sociali vennero nel tempo colpiti dal divieto o dall’obbligo di indossare le maschere. Nella storia della Serenissima si susseguirono leggi che proibivano di indossare la maschera nei casinò, durante la notte, nei monasteri, nei postriboli (per colpire principalmente l’uso della Gnaga, la maschera da gatta indossata dai maschi che si prostituivano). Allo stesso tempo, la maschera era obbligatoria per le donne che andavano a teatro ma vietata alle ragazze in attesa di marito.

Ma le proibizioni sull’uso delle maschere non si fermavano a questi. L’elenco dei decreti procede di pari passo a quello dello svolgersi, annuale, del Carnevale. Di volta in volta veniva aggiunta una proibizione, a seconda delle necessità.

Col passare del tempo, la maschera venne permessa solo durante il Carnevale e nel corso dei banchetti speciali. Da qui il suo forte legame con la celebre festa veneziana. Cadde definitivamente in disuso con la fine della Serenissima, nel 1797. Rimase così nei cassetti di Venezia per molti anni…. fino ai giorni nostri.

Carnevale e Covid

Dopo un po di storia sulle maschere di Venezia, torniamo al discorso iniziale, le maschere viste attraverso gli sguardi. Volti che si celano dietro alle maschere, lasciando apparire solo lo sguardo dei loro occhi. Proprio come in questi due anni che ci hanno accompagnato da quell’inizio 2020.

"maschera di venezia giapponese anno 2020"

“Questa maschera ve la voglio proporre come fosse l’inizio…da lì, da dove tutto è venuto”. I più perspicaci noteranno bene che non si tratta di una maschera raffigurante una ragazza cinese, ma bensì giapponese. Ma ho voluto inserirla lo stesso, come fosse un preludio. Tanta bellezza venuta dall’oriente…tanta apocalisse inaspettata. (ripeto: la maschera nulla centra con ciò che è successo ed è giapponese).

"maschera carnevale dorata con palla di vetro"

“Questa bellissima maschera con la palla di vetro, sembra quasi voler prevedere il futuro”. Il triste futuro dei giorni che ci accompagneranno fino ad oggi.

"due maschere intente a parlare tra loro"

Quest’altra foto sembra significare ciò che verrà….”. Le due maschere si guardano tra loro, senza quasi parlare. Solo il loro sguardo si incrocia, a preludio di quello che poi sarà… Dovremo convivere fino ad oggi, con sguardi, senza un volto.

"maschera carnevale venezia avvolta da un velo di tulle"
I nostri Eroi

“Questa maschera è dedicata ai nostri Eroi. Tutti i dottori e gli infermieri che racchiusi in tute bianche, con caschi e maschere protettive tanto hanno dato. Una maschera messa li, vicino alla riva di Piazza San Marco, ad osservare i passanti. Come una statua, un simbolo per quelle persone che tanto hanno lavorato, sudato, pianto… Per coloro che hanno rischiato e donato la loro vita per gli altri, senza distinzione di colore o ceto sociale. Senza chiedere “chi sei?”, ma solamente dicendo ” non temere ci sono io vicino a te, non ti abbandono.

Su questo ci sarebbero infinite cose da dire, ma basta questo, non voglio insistere, di lacrime ne sono state versate già tante. Ammiriamo la bellezza di queste maschere, e ricordiamoci sempre di “Loro”: medici e paramedici, GRAZIE !!

"maschera con motivo musicale e fiori"

” L’inno e la musica”. E qui siamo noi. Vi ricordate quando dai balconi, dalle terrazze, chiusi nelle nostre “celle” cantavamo uniti? Beh, per me forse il ricordo più bello che ci accompagnerà, e ci rimarrà impresso di quei momenti bui. Il senso di patriottismo, di unione, che MAI dovremmo scordare.

Questa maschera che raffigura “la musica” ben si presta a tutto questo. Se notate casualmente i colori di fondo richiamano il nostro tricolore… Casualmente? Chi lo sa…. chi potrà mai dirlo.

"maschera di angelo bianco con le ali"

“L’angelo bianco”. In memoria, e con amore, per tutti coloro che non c’è l’hanno fatta… E su ciò non voglio aggiungere altro.

Un angelo bianco, che con le sue belle ali bianche sembra voler spiccare il volo. Un angelo dolce, si direbbe un Angelo dei Bimbi, vedendo il bellissimo e colorato scettro che impugna.

I nostri vecchi

Una sola cosa voglio aggiungere: amiamo i “nostri vecchi”. Loro non sono la parte debole della società, ma sono la nostra forza, le nostre radici. Se noi, se i nostri figli siamo qui, è perché prima di noi ci sono stati loro. Loro hanno creato il posto in cui viviamo, e magari noi potremmo custodirlo un pochino meglio.

Non vediamoli come un peso, ma come una risorsa… la risorsa del nostro passato. E basta pensare “ehhh vabbè ma tanto era vecchio…era malato…” perché quel vecchio malato…saremo noi.

"maschera carnevale bianca con colori del tricolore italiano"
Italia: grande nelle difficoltà, piccola nell’agiatezza

Per concludere questa carrellata di “sguardi attraverso le maschere veneziane” mi sembrava doveroso inserire questa maschera. Nella sua semplicità rappresenta al meglio i colori dell’Italia: verde, bianco, rosso.

Italiani, popolo che sa tirare fuori il meglio di se nelle difficoltà. Popolo che si dimentica delle proprie qualità nell’agiatezza.

Voglio concludere questo articolo creato in attesa del Carnevale di Venezia 2022, augurandomi che possa essere un anno buono. Sperando che questa maledetta malattia possa mollare la presa, e regalare qualche gioia e i sorrisi che questa festa da.

Sorrisi….da godere, da vedere, non nascosti dietro a delle maschere,

Venezia…sorridi !