Corte delle Pizzocchere
In giro per Venezia è frequente imbattersi nel toponimo “pizzocchere” in quanto esistevano comunità di queste figure religiose in quasi tutti i sestieri della città. Sicuramente il luogo più caratteristico che porta questo nome è la Corte delle Pizzocchere nel sestiere di San Marco.
Non nascondo di amare molto questi luoghi, queste piccole corti veneziane, mi affascina la loro tranquillità e il loro silenzio. Fuori dal caos della gente, e racchiuse da antiche case più o meno grandi. In certi casi sono provviste di una vera da pozzo al centro, in altri casi può non essere presente. Ciò non toglie il fascino di questi piccoli luoghi, che benché simili, sono ognuna diversa dall’altra.
Dopo aver pubblicato l’articolo su Corte Morosina che io ritengo forse la più bella in assoluto di tutta Venezia, per i motivi che potrete leggere nell’articolo, ora vediamo questa minuta corte.
Corte de le Pizzocare
La Corte delle Pizzocchere, o anche come si pronuncia in dialetto Corte de le Pizzocare è una piccola corte lunga e stretta, racchiusa da case di due piani, con una vera da pozzo al centro. Da un lato vi è l’ingresso da calle….. mentre dall’altro un piccolo sotoportego con apertura semiovale da direttamente sul canale. Questa corte è sita nei pressi di campo Santo Stefano.
Come arrivare alla Corte delle Pizzocchere
Arrivando dal Ponte dell’Accademia, da Campo Santo Stefano proseguire e svoltare in Calle del Pestrin. Dopo pochi passi sarete all’ingresso della corte, del quale restano gli stipiti e l’architrave in pietra d’Istria. Oltre alla scritta “CORTE DE LE PIZZOCCHERE” sopra si trova lo stemma di un’antica casa patrizia della famiglia Da Lezze, che le ospitava nel diciottesimo secolo.
A tal proposito scriveva il Tassini: “Un’altra Corte de le Pizzochere o Pinzochere havvi a S. Stefano e colà, secondo gli Estimi, in una casa della patrizia famiglia Da Lezze, stanziavano le pinzochere Agostiniane. Tuttora sopra l’ingresso della Corte, e sul pozzo scorgesi lo stemma di questa famiglia. Le Pizzocare di questa comunità erano chiamate dal popolo le Mantellate”.
La palazzina di case, di aspetto semplice, fu convertita in ospizio per le donne pie del terzo ordine di Sant’Agostino. Le terziare di questa comunità erano pizzocare ed erano solite raccogliersi in preghiera sull’altare dedicato a Santa Monica (madre di Sant’Agostino) nella vicina chiesa di Santo Stefano. Nel 1686 si contavano nell’ospizio quattordici mantellate, che erano riuscite ad ottenere la proprietà dello stabile. Con gli editti napoleonici l’ospizio fu chiuso nel 1806 passando prima al Demanio e poi a privati che ne fecero appartamenti.
Nel lato opposto all’ingresso vi è un altro ingresso, che dopo pochi gradini da direttamente sul Rio de S.Anzolo. Un tempo quindi, e pure oggi, vi si poteva giungere sia a piedi sia in barca. Quest’angolo che da direttamente sul rio è molto suggestivo. Occhio a non finire in ammollo.
Le Pizzocchere
Ma chi erano queste Pizzocchere? Erano comunità di donne appartenenti, come Terziarie, a diversi ordini religiosi. L’agostiniano, il francescano, il domenicano, servita o carmelitano. Queste donne prendevano voti semplici e temporanei. Sono state figure femminili di grande importanza per Venezia e per la Repubblica della Serenissima.
Malgrado ciò amavano vivere nell’ombra e nel silenzio, vestivano sin modo semplice con abiti di colore grigio, e si dedicavano ad esercizi spirituali e opere di bene. Provvedevano all’educazione delle povere donne e provvedevano tra le altre cose anche a tenere in ordine la chiesa, e aiutare nelle celebrazioni.
Vivevano in conventi retti da un priore, o i luoghi detti “ospissi” ovvero case lasciate in eredità a ordini religiosi da uomini facoltosi. Solo poche Pizzocare prendevano i voti, mentre la maggior parte di loro restavano donne dedite al loro credo, ma senza prenderne i voti.. Le Pizzocare non erano una cosa esclusiva della città lagunare, ma vi erano comunità in molte altre città italiane ed europee. Queste però conducevano una vita più ritirata rispetto alle pizzocare veneziane, simile a quella delle Beghine del nord Europa.
Le pizzocchere veneziane
Come detto queste pizzocchere veneziane si differenziavano molto rispetto a quelle delle città italiane ed Europee. A Venezia queste donne, che provenivano dalle realtà sociali più diverse, erano paragonabili a delle volontarie di oggi, o del passato, e si dedicavano agli altri inserendosi nel tessuto sociale di tutte le classi, e i ceti. Curavano i malati, assistevano i bisognosi, gli orfani, i moribondi, i detenuti, lavando e vestendo i defunti.
Questa loro presenza nelle più svariate situazioni, le portava a conoscere fatti e segreti che neanche l’attenta giustizia della Serenissima riusciva a scoprire. Erano quindi preziose anche per il governo veneziano che le considerava, in un certo senso, dei controllori attenti e discreti.
Chiesa di Santo Stefano
Essendo questa corte a pochi passi da Campo Santo Stefano, varrà la pena che vi soffermiate anche a visitare l’omonima chiesa di questo campo. La Chiesa di Santo Stefano venne edificata tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo dai frati eremitani di Sant’Agostino, che si erano stabiliti a Venezia verso la fine del Duecento. Venne riedificata nel XIV secolo e subì consistenti ampliamenti nel corso del XV secolo.
Il suo bellissimo portale è un superbo esempio di stile gotico fiorito veneziano della bottega di Bartolomeo Bon. Al suo interno vi sono opere pregevoli del Tintoretto: L’ultima cena, La Lavanda dei piedi e Orazione nell’Orto.- Queste opere potrete ammirarle accedendo alla sacrestia, nella quale è contenuto anche un crocifisso di Paolo Veneziano, il Polittico di Bartolomeo Vivarini, e la Sacra Famiglia di Palma il Vecchio.
L’interno della chiesa è a pianta basilicale, curiosamente trapezoidale nella navata centrale con un deciso restringimento verso l’abside. La grande sala è divisa in tre navate da colonne sorreggenti sei archi ogivali per lato. Le colonne sono alternatamente in marmo bianco greco e rosso di Verona con capitelli dipinti e dorati nello stile trecentesco. Le pareti invece sono rifinite con un finto ammattonato policromo.
Rispetto ad altre chiese di Venezia è spesso sottovalutata, ma rappresenta è una delle più belle architetture di gotico veneziano della città.
Nelle foto sopra, nell’ordine: il salone della chiesa, la sacrestia-museo, il coro ligneo, e un dipinto del Tintoretto
Il campanile pendente
Particolarità di questa chiesa è il suo campanile pendente, che con i suoi 66 metri è tra i più alti della città. Questo campanile di impianto romanico, è staccato dal corpo della chiesa, e si presenta con cella a tre archi, sovrastato da un tamburo ottagonale e, a causa della sua accentuata pendenza, sembra proprio che stia in piedi per miracolo. E a dire il vero in più di un’occasione ha rischiato di crollare.
Durante la sua costruzione, raggiunta un’altezza di circa 30 metri, un cedimento delle fondamenta lo fece piegare. Con la continuazione dei lavori l’inclinazione diventerà di circa due metri dalla sommità alla base. Inclinazione ben visibile ancora oggi. Ovviamente per questioni di sicurezza e di consolidamento l’accesso al campanile non è consentito al pubblico. Quindi lo potrete ammirare solo da terra.
Il chiostro della chiesa di S.Stefano
Dalla porta della navata di sinistra si accede al chiostro, risalente al 1529 e progettato dallo Scarpagnino dopo che un incendio aveva distrutto la precedente struttura. Al centro vi è una vera da pozzo e, tutto intorno, è cinto da un portico.
i sa da fonti certe che Giovanni Antonio Pordenone vi aveva dipinto, agli inizi degli anni trenta del Cinquecento – dopo l’incendio – scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. Dopo le soppressioni napoleoniche di inizio ‘800, il Si decise quindi che ciò che rimaneva degli affreschi fu staccato e trasferito nella Galleria Franchetti alla Cà d’Oro sul Canal Gande.
Il chiostro è abbastanza grande e molto affascinante, e come tutti questi luoghi vi si respira pace e tranquillità. Quando scoprirete la Corte delle Pizzocchere, uno dei luoghi nascosti di Venezia, non perdete la visita di questa chiesa e del suo chiostro. Non si paga nessun biglietto d’ingresso.
Il chiostro della Chiesa di Santo Stefano