"basso rilievo marmo bianco con santi e cristo"
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Cosa vedere Venezia ospizio delle Donzelle

Oggi voglio parlarvi di un luogo insolito di Venezia che si trova nel Sestiere di Castello: l’antico Ospizio delle Pute. Di questo storico edificio ormai ne rimane solo il portale d’ingresso, in cui si ergono alcune figure di santi realizzate in marmo bianco.

Nell’ordine superiore del portale è posto il busto del Cristo, mentre nell’ordine inferiore sono scolpiti a figura intera due santi domenicani. San Domenico e San Pietro Martire con in mezzo il Salvatore. Questo portale con il trascorrere del tempo ha subito un notevole deterioramento, ma ha subito un ottimo restauro da parte degli abitanti della contrada.

Negli anni novanta in occasione della ripavimentazione di Via Garibaldi, un gruppo di volonterosi veneziani abitanti della Contrada riuscirono infatti a coinvolgere nel progetto di recupero l’impresa appaltatrice. Questa generosamente accettò a proprie spese di restaurare in modo minuzioso il portale, rendendolo così visibile a tutti.

Ospizio delle Pupe o Donzelle

Costruito fra il 1312 e il 1317, grazie alla generosità del Doge Marino Zorzi cinquantesimo Doge di Venezia. Sul lato destro dell’architrave della porta d’ingresso, è ancora inciso il simbolo di famiglia. Attraverso questo monumentale portale entravano e uscivano le donzelle che venivano accolte in questo ospizio. Esse venivano educate e preservate da quello che poteva essere per loro un misero destino.

Istituti di questo tipo, con la vocazione di ospitare le ragazze orfane, povere o ravvedute, a Venezia una volta ve ne erano molti. Tra i più importanti citiamo: l’Ospizio de le Zitele ( in Contrada Santa Eufemia, isola de la Zueca), e quello delle Penitenti (in Contrada San Geremia, a Canaregio).

Nella storia dell’ospissio (ospizio in dialetto), un ruolo importante ebbe una sua Priora Cassandra Fedele. Madre di gran temperamento, laureatasi in teologia coi migliori studiosi del tempo, compose alcune di canti latini celebrate da molti letterati.

La Priora visse fino a ben 102 anni, e morì il 26 marzo 1558. Nel suo testamento, redatto nell’agosto del 1556, dichiarò di essere “Cassandra Fedel rel.ta del q.ex.te m. Z. Maria Mapello D. in medicina, et Priora del hospeal de le donzele appresso S. Domenego” e chiese di essere sepolta nella vicinissima chiesa di San Domenico di Castelo.

Dopo la caduta la Repubblica Veneziana nel 1797, l’attività dell’ospissio venne bruscamente e definitivamente interrotta in seguito agli editti napoleonici del 1807. Alla sua chiusura le donzelle ospitate vennero trasferite presso un’altra struttura

"ospizio delle donzelle"

Venezia luoghi nascosti: ospizio Donzelle

L’ospissio de le pute guardava un tempo il rio de San Domenego (che sarà poi brutalmente interrato nell’800, divenendo l’attuale Via Garibaldi, che ha di fatto privato l’antico canale almeno della dignità del toponimo terà) ed il bel portale rappresenta in pratica tutto ciò che oggi è rimasto in ricordo dell’importante presenza dell’ordine dei Domenicani in questa zona della città, che a pochi passi da qui avevano la loro chiesa, il convento ed un vasto orto che arrivava fino alla laguna.

Maria Petrettini, nel suo “Vita di Cassandra Fedele”, narra che secondo l’opinione dell’abate Sante della Valentina, l’ingresso dell’ospissio, altrimenti detto orfanotrofio di donzelle, (e non convento di sacre vergini, come erroneamente a volte si legge), si trovava oltre questa porta che, per antica tradizione, veniva comunemente chiamato Ospeal de le Pute.

L’antico portale

Il grande portale, di architettura gotica a forma archiacuta e probabile lavoro del principio del XV secolo, è adornato da rappresentazioni allegoriche poste entro le due guglie nella parte alta del timpano e da altorilievi a soggetto sacro. Nell’ordine superiore è posto il busto del Cristo, nell’ordine inferiore sono scolpiti a figura intera due santi domenicani (San Domenico e San Pietro Martire con in mezzo il Salvatore).

Questo portale, che con il passare del tempo si era ridotto in pessime condizioni di conservazione, ha subito un attento restauro negli anni ’90 del secolo scorso quando, in occasione della ripavimentazione di Via Garibaldi, un gruppo di volonterosi veneziani abitanti della Contrada riuscirono infatti a coinvolgere nel progetto di recupero l’impresa appaltatrice, che generosamente sottopose a proprie spese il portale ad un minuzioso restauro, riportandolo all’antico splendore, rendendo ciò una curiosità da vedere a Venezia.

Un’epigrafe murata poco distante dal portone, ricorda che tutto lo stabile venne rifabbricato a spese dei Procuratori de San Marco, dopo un rovinoso incendio che nel 1694 recò gravi danni alla struttura dell’ospizio.

"portale in marmo bianco con portone in legno"