Ghetto ebraico Venezia
Il Ghetto Ebraico di Venezia è il primo luogo di reclusione pubblico nato in Italia. Si trova nel sestiere Cannareggio in una zona situata ai margini della città. Un esempio storico non solo di emarginazione ma anche di sviluppo culturale. Vediamo ora dei piccoli suggerimenti su cosa c’è da vedere nel Ghetto di Venezia, alla scoperta di una storia triste ma di grande interesse.
Quartiere ebraico Venezia
Il ghetto, o quartiere ebraico di Venezia, è un luogo dove in passato venivano circoscritti gli abitanti di Venezia di religione e cultura ebraica. Questo quartiere ebraico di Venezia è suddiviso in Ghetto Nuovo a cui si affianca il Ghetto Vecchio (1541) e il così detto Ghetto Novissimo (1630). Questi ghetti ebraici sono posti su tre piccole isole delimitate dalle acque ed uniti tra loro da tre piccoli ponti.
Ma da dove deriva il termine Ghetto. La parola ghetto è utilizzata per la prima volta a partire dall’inizio del sedicesimo secolo. Deriva appunto dal veneziano “ghèto“, che significa fonderia, ovvero il luogo dove si produceva il metallo. Il termine in un primo tempo designava perciò il quartiere delle fonderie a Venezia, che era anche quello dove vi erano stati circoscritti gli vi erano anche tanti ebrei di origine tedesca, i quali pronunciavano la lettera G come GH, nasce la parola Ghetto.
Capito da dove deriva la parola con la quale in seguito sarebbero stati indicati i quartieri abitati, più o meno coattivamente, dagli persone ebree, vediamone ora la storia.
Storia del ghetto ebraico di Venezia
Il quartiere ebraico Venezia nacque con l’annuncio del doge Leonardo Loredan che ordinava: “I giudei entro tre giorni debbono abitare uniti in corte le casa, situate nel tratto di terreno detto San Gerolamo detto Getto, sede delle pubbliche fonderie. Ed acciocché non vadano tutta la notte intorno, sian fatte due porte: debbano essere aperte la mattina alla Marangona e la sera serrate alle ore ventiquattro, con quattro custodi cristiani a ciò deputati e pagati da loro giudei al prezzo che parerà opportuno al collegio nostro”. Un decreto che non dà adito a dubbi sulla sua finalità: circoscrivere e limitare i così detti giudei.
Il Ghetto di Venezia è il ghetto più antico d`Europa e al mondo, e la storia del Ghetto è molto particolare. La comunità ebraica veneziana ha attraversato vicissitudini dolorose negli ultimi secoli. Gli ebrei giunsero a Venezia a partire dall’anno Mille ma solo nel 1300 la comunità ebraica divenne un insediamento stabile nella Repubblica della Serenissima. In quel periodo gli ebrei potevano vivere tranquillamente in qualsiasi parte della città veneziana.
La Guerra di Cambrai
Le cose cambiarono dal 1500 in poi, a seguito della Guerra dei Cambrai. Questa fu una guerra difensiva per Venezia, il maggior pericolo militare corso dalla Serenissima sul fronte dello Stato de Tera. E’ sicuramente il più importante fatto d’armi di vasta portata che interessa il Veneto dopo le invasioni barbariche e dopo le scorribande ezzeliniane. Se vi incuriosisce la cronistoria di questa guerra poco conosciuta, ma alquanto cruenta, leggete cliccando qui.
Ma torniamo alla storia del ghetto, perché molti ebrei giunsero a Venezia dalla terraferma, scatenando sospetti e preoccupazione nei cittadini di fede cristiana. Il Senato allora decise di non espellerli, perché gli ebrei erano fondamentali per l’economia della Serenissima in quanto unici “banchieri” dell’isola. Furono però confinati nell’isola del Ghetto Nuovo, collegata al resto di Venezia da due ponti che venivano chiusi da due portoni, aperti al mattino e serrati alla mezzanotte. Agli ebrei era quindi impedito di girare per la città di notte.
Sinagoghe e cambiamenti architettonici nel ghetto ebraico
Essendo gli ebrei arrivati ad essere un numero riguardevole (4000) ed essendo costretti a vivere rinchiusi in questa piccola isola, gli edifici vennero modificati. Le case esistenti vennero innalzate fino a otto piani, abbassandone però i soffitti, in modo da salvaguardare le fondamenta lagunari e non causare crolli. Questo è per l’appunto l’unico luogo di Venezia in cui potrete vedere edifici civili di tali dimensioni.
Vennero edificate anche le cinque sinagoghe tutt’oggi presenti, chiamate Schole, una per ogni gruppo di provenienza. La Schola Grande Tedesca (la più antica delle cinque), la Schola Canton, la Schola Levantina, la Schola Spagnola e la Schola Italiana. Queste vennero costruite su edifici preesistenti, e poste all’ultimo piano degli edifici. Questo perché per tradizione, non può esserci nulla se non il cielo sopra una sinagoga.
Per questo motivo non è facile individuarle all’interno del ghetto, ma un particolare per individuarle c’è. Queste hanno cinque grandi finestre allineate, le quali rappresentano i cinque libri della Torah. All’esterno inoltre si possono spesso leggere scritte in ebraico. Le sinagoghe possono essere visitate tramite tour delle sinagoghe organizzati, per informazioni consultate il sito ghettovenezia.com.
La vita degli ebrei nel ghetto veneziano
Malgrado la loro vita fosse in parte circoscritta all’interno del piccolo ghetto ebraico, ciò non impediva a queste persone di svolgere il loro lavoro. Continuavano a preservare le loro abitudini e tradizioni ebraiche. Dal riposo del sabato, alle preghiere giornaliere, ai riti e le festività annuali. Queste persone erano abili mercanti, e soprattutto abili banchieri, ma spieghiamo meglio quest’ultima definizione.
All’interno del ghetto ebraico di Venezia veniva permessa l’attività di prestare denaro a chi lo richiedeva, in cambio di pegni o interessi sul denaro prestato. Questo perché a Venezia era vietato, perché considerato immorale, prestare denaro per averne un interesse. Ecco perché alla Repubblica conveniva avere quest’attività ritenuta immorale ma utile.
Esistevano quindi tre Banchi dei Pegni nel ghetto, il cui tasso massimo era deciso dalla Repubblica, la quale vietava anche il pegno di armi o oggetti di culto. Si trovavano tutti in Campo del Ghetto Nuovo ed erano tre: il Banco Rosso, il Banco Verde e il Banco Nero. Probabilmente il loro nome dipende dal colore delle ricevute di pegno delle singole attività.
Il Banco Rosso dei pegni di Venezia
Gli ebrei che lavoravano come banchieri o come gestori dei monti dei pegni erano chiamati indistintamente usurai. Questo nonostante i tassi di interesse fossero regolamentati dalle stesse leggi della Serenissima, e fosse lei stessa a esigere quest’attività all’interno del ghetto.
Per questo da sempre nell’immaginario delle persone, gli Ebrei vengono visti come usurai pieni di denaro e avidi. A ciò contribuì anche la famosa commedia di William Shakespeare ‘Il Mercante di Venezia’. Ma in realtà come abbiamo visto queste persone erano costrette a fare gli usurai, perché gli veniva imposto fin dal Medioevo dalle leggi dei paesi in cui risiedevano, dal momento che la Chiesa considerava peccato il prestare denaro per interesse.
Ad oggi è presente e visibile dalla sua insegna il così detto Banco Rosso dei pegni di Venezia con ancora l’antica insegna, e resta uno dei luoghi simbolo della comunità ebraica dell’isola. I banchi dei pegni veneziani sono i più vecchi del mondo, e proprio qui è nata l’espressione “essere in rosso” e “essere al verde” quando si vuole dire di non aver soldi.
Cosa mangiare nel ghetto ebraico di Venezia
Diversi sono i negozietti e ristoranti che offrono la cucina tipica ebraica, denominata kosher, Questa è un corposo sistema di regole alimentari attraverso le quali gli ebrei veneziani hanno creato un vero e proprio menu unico al mondo. Menu dove la gastronomia lagunare e quella ebraica si fondono. Addirittura, il piatto probabilmente più famoso della cucina veneziana, le sarde in saor, sono in realtà un piatto kosher.
Lo stesso olio d’oliva un tempo non era utilizzato nella cucina del ghetto, ma si prediligeva il grasso d’oca. Questo perché il quartiere ebraico era pieno di oche che percorrevano le stradine in assoluta libertà. Questo prezioso animale allevato dalla comunità ebraica era come il maiale: veniva utilizzato per tantissimi tipi di necessità. Dalle uova alle piume, dalla carne al grasso. Nel XIX secolo è stata censita la presenza nel ghetto veneziano di oltre 1700 esemplari di oche!
Ma cosa è il Kosher
Kosher è l’insieme di regole religiose che governano la nutrizione degli ebrei osservanti. Il termine Kosher significa “adatto” “idoneo”. Non esiste un’unica cucina ebraica, ma esistono tradizioni gastronomiche che rispettano regole precise, racchiuse nella Torah. Riferimento cardine della religione ebraica, che indicano quali alimenti possano essere mangiati, quali siano le modalità di preparazione degli stessi, nonché gli abbinamenti possibili.
Ad esempio viene fatto divieto di mescolare carne e latticini nello stesso pasto. Gli animali permessi sono quelli che sono ruminanti ma che hanno lo zoccolo spaccato in due parti, come la mucca, il vitello, la pecora, la capra. Gli altri sono vietati, come sono vietati pesci senza pinne e squame (crostacei). Insomma tutta una serie di regole da tener ben presente nella realizzazione di cibi ebraici.
Pietre d’Inciampo e targhe poste nel muro adiacente
Le pietre d’inciampo
Ultima cosa che voglio segnalarvi sul quartiere ebraico di Venezia, è la presenza delle così dette pietre d’inciampo. Le “pietre d’inciampo” sono targhe in ottone della dimensione di un sampietrino con cui si ricordano persone deportate o uccise durante il nazismo. Solitamente vengono poste vicino alle loro abitazioni, o a luoghi che le ricordino.
A Venezia di pietre d’inciampo ve ne sono diverse, come in molte altre citta italiane e europee. Ma noi vediamo le pietre d’inciampo del ghetto ebraico di Venezia. Qui sono poste e incastonate di fronte all’ingresso della Casa Israelitica di Riposo. Quest’ultima risulta essere l’abitazione col maggior numero di deportati a Venezia. Ben 21 ebrei furono barbaramente prelevati e nessuno di loro fece più ritorno.
Vi sono ben 11 pietre posate qui, sulle 159 presenti ad oggi in tutta la città. Una di queste ricorda per l’appunto il fatto dei 21 civili deportati, i quali non fecero più ritorno. La relativa pietra d’inciampo cosi recita.
17 AGOSTO 1944
DA QUESTA CASA
FURONO DEPORTATI
21 ANZIANI OSPITI
ASSASSINATI NEI
LAGER NAZISTI
Storie e luoghi poco conosciuti di Venezia
Anche il ghetto ebraico Venezia fa parte di quelle curiosità da vedere a Venezia non tanto perché non sia conosciuto, ma per la sua storia. Molti turisti passano è via, senza saperne la storia, le pietre d’inciampo, la Guerra di Cambrai, ora che avete saputo questo, lo visiterete con occhi diversi.
Durante la vostra visita non potrete non concedervi qualche dolcetto ebraico preparato secondo la tradizione kasher. Per questo io consiglio il panificio Volpe nel cuore del ghetto vecchio sulla sinistra prima di arrivare al ponte.
Panificio Volpe Giovanni
Il panificio Volpe è l’unico panificio kasher di Venezia. A conduzione famigliare, lavora fin dagli anni 50, fa parte quindi di un pezzo di storia antica recente del ghetto. Conosciuto dagli ebrei del ghetto, ma anche da tutti i veneziani. Lasciatevi ingolosire pure voi, come tutti i turisti.
Sia il pane che i dolci sono preparati rigorosamente senza grassi animali e senza latte. Sotto la supervisione del rabbino ogni giorno il panificio sforna deliziosi dolci della tradizione ebraica. Mandorle, morbide impade, azzime dolci al profumo di anice, zuccherini. Anche il pane è ovviamente kasher e se ne può trovare di tipi diversi fresco e azzimo.
I dolci ebraici più caratteristici
I dolci ebraici più caratteristici che potrete assaggiare sono.
- Impàde
Tra le cose da mangiare al Ghetto Ebraico di Venezia, non possiamo non citare un dolce, chiamato Impàde. Sostanzialmente, è un biscotto lungo, a base di zucchero, uova e pasta di mandorle. - Le orecchie di Aman
Questi sono dei biscotti ripieni con marmellata, mandorle, semi di papavero o cioccolata. - Bissa
Questi biscotti sono tra i più dolci più famosi nel Ghetto e che devi assaggiare assolutamente. Anche se sarebbero tipici della Pasqua Ebraica, puoi trovarli praticamente tutto l’anno. Sono dei biscotti non lievitati, a forma di “S”, da cui deriva il loro nome “Bissa” che in dialetto veneziano significa biscia. - Rugelach
Ultimo, ma non meno importante, è il Rugelach. A prima vista, può sembrare un semplice croissant, ma in realtà è tutt’altra cosa. Il Rugelach può essere fatto a base di panna acida o di pasta di mandorle.
Bene, dopo aver letto questo articolo, siete pronti per visitare il quartiere ebraico di Venezia, e per assaggiare i suoi squisiti e famosi dolci…