Giudecca
L’isola della Giudecca è la più grande tra le 116 isole che compone la laguna di Venezia. Viene chiamata in dialetto dai veneziani “spinalonga” per la sua forma allungata- Probabilmente è stata una delle prime isole colonizzate dalla popolazione.
Si affaccia sull’omonimo canale della Giudecca, di fronte al sestiere di Dorsoduro, di cui l’isola fa parte. Ha una superfice di 0,59 Km quadrati, ed è formata da otto isole più piccole unite da ponti. La zona più estrema, e più nuova, è l’isola di Sacca Fisola, un quartiere residenziale costruito recentemente rispetto la Giudecca. La si raggiunge attraversando il ponte dei Lavraneri.
Giudecca cosa vedere
Quest’isola è sicuramente tra i luoghi più tranquilli di Venezia, il meno frequentato dai turisti. Questo è dato anche dal fatto che per raggiungere la Giudecca lo si può fare solo usando il vaporetto. Non esiste nessun ponte che colleghi quest’isola al resto della città lagunare.
Anche se con meno attrazioni turistiche rispetto al dirimpettaio centro storico, non mancano cose interessanti da vedere. Per prima cosa è l’assoluta tranquillità e l’assenza di tutto il vociare della gente. Si possono così udire i rumori della vita quotidiana, il vociare dei pescatori mentre sistemano le loro barche. Il rumore delle onde del mare, lo starnazzio dei gabbiani…
Un luogo molto tranquillo, senza vita frenetica, e buoni ristoranti ad un prezzo più contenuto. Diciamo che non si potrà dire di aver visto tutta Venezia se non si sarà visto anche questo tranquillo angolo di città. Di Sacca Fisola abbiamo già accennato, e non presenta nulla di particolare da visitare, essendo gli edifici degli anni 60. Come le altre sacche lagunari è un’isola artificiale, ricavata negli anni sessanta per interramento di una barena preesistente.
Giudecca Venezia
Incominciamo a curiosare sull’origine del nome Isola Giudecca. Vi sono tre versioni sull’origine del nome. La prima deriva dalla presenza sull’isola del primo quartiere ebraico. Tale origine si rifà alla tradizione orale che ha spesso citato l’esistenza nell’isola di due sinagoghe (distrutte nel Settecento). Sempre per tradizione, si racconta del presunto ritrovamento alle Zitelle di una pietra con iscrizioni in ebraico.
Ma questa versione stride con la storia, e cioè che il ghetto di Venezia fu istituito solo il 29 marzo 1516 a Cannaregio. Prima di tal data gli ebrei erano liberi di abitare in qualsiasi luogo della città. Va precisato però che nel 1515 era stato proposto di relegare gli ebrei proprio alla Giudecca. Ipotesi che venne poi scartata perché a quel tempo sull’isola vi erano acquartieramenti di soldati. Ciò avrebbe potuto creare disordini.
La seconda ipotesi vuole che il nome derivi da zudegà (in veneziano antico “giudicato”). Questo in riferimento alla sentenza con cui, all’inizio del IX secolo, la Repubblica Veneziana concedeva alcuni terreni alle famiglie Barbolani, Flabanici e Caloprini per risarcirle dei danni sofferti durante l’esilio al quale erano state ingiustamente condannate.
Terza è ultima versione sul toponimo è legata all’attività dei conciatori di pelle, i quali utilizzavano alcune sostanze vegetali ricavate da sterpami e arbusti. Sostanze indicati all’epoca con i vocaboli di zuèc, zueccam, zuecchi e simili. Legnami presenti in abbondanza in Istria dove con il termine Zudeca si indicava il luogo dove si conciano le pelli. Insomma tre teorie fantasiose, scegliete voi quale più vi piace.
Ma vediamo ora a la Giudecca cosa vedere.
Basilica del Redentore
Probabilmente la cosa più importante da vedere è la Basilica del Redentore raggiungibile una volta all’anno da un ponte di barche creato sul canale della Giudecca. Questi viene realizzato la terza domenica di luglio a memoria del pericolo scampato della Peste che colpì la città nel 1575.
Per festeggiare la celebrazione nella città vengono organizzati una serie di fuochi pirotecnici tra i più belli in Italia. A questo evento partecipano migliaia di persone. La basilica venne progettata da Andrea Palladio nella seconda metà del cinquecento, come voto contro la peste che scoppiò in città nel 1575 e che provocò numerosissimi morti ( 50.000 morti circa un terzo della popolazione veneziana).
Non sapendo come intervenire per risolvere la situazione, il governo cittadino si rivolse alla religione e come voto iniziò la costruzione di questa chiesa nel 1577. A distanza di circa tre mesi la peste venne sconfitta e per festeggiare venne creato un ponte di barche che da Venezia portava fino all’isola della Giudecca. Ponte che come detto, continua ad essere eretto in commemorazione.
La basilica è uno dei maggiori esempi di architettura sacra palladiana. L’opera fu commissionata ad Andrea Palladio, e rappresenta uno dei massimi capolavori architettonici del Rinascimento. Venne terminata dopo la morte del celebre architetto (1580) da Antonio da Ponte. La chiesa e la sagrestia sono ricche di opere di grande importanza, tra le quali figurano un lunettone di Pietro Vecchia raffigurante La Vergine. La grande aula e il presbiterio conservano notevoli opere di Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto, Francesco Bassano, Paolo Piazza e Jacopo Palma il Giovane.
Chiesa di Sant’Eufemia
Questa chiesa si trova nell’omonima Fondamenta Sant’Eufemia sulla sponda che si affaccia verso Dorsoduro. Questa è una delle chiese più antiche della Giudecca, e risale al IX secolo. Venne eretta in stile veneto-bizantino. Nel 1371, come riportato da una lapide a lato dell’ingresso, la chiesa fu consacrata una seconda volta in seguito a un grosso intervento di ristrutturazione. Intervento che introdusse elementi architettonici di carattere gotico.
Nel XVIII secolo venne nuovamente ristrutturata, e oltre alla modifica della facciata, ne venne modificato l’interno. Vi furono applicati stucchi sia nella navata centrale che nelle volte del soffitto. Internamente la Chiesa di Sant’Eufemia è a pianta basilicale, a tre navate dell’edificio originario, di cui restano anche le colonne coi relativi capitelli.
Gli stucchi alle pareti della navata centrale e sulla volta del soffitto risalgono invece al restauro settecentesco, così come le pale d’altare. Il soffitto si presenta in stile tiepolesco, e racconta episodi della vita di Sant’Eufemia. Esternamente verso il mare si trova una fiancata della chiesa, mentre la facciata dà su di un canale interno.
Quest’ultima venne rifatta nel settecento, così come gli interni. La fiancata invece è composta di un portico con colonne doriche recuperate sul finire del cinquecento da una chiesa che si trovava nei suoi pressi. Se vi interessa conoscere tutto sulla Chiesa di Sant’Eufemia leggi qui.
Molino Stucky
Poco più avanti dopo la chiesa si trova l’imponente mole dell’edificio gotico dell’ex molino Stucky. Queste enorme struttura venne eretta su progetto del tedesco Ernest Wullekopf tra il 1884 e il 1895. Lo scopo era quello di dotare l’isola della Giudecca, e quindi Venezia, di un mulino per macinare il grano.
L’impianto modello (con illuminazione a gas) dava lavoro, a pieno regime, a 1.500 operai impegnati in turni che coprivano l’intera giornata. Era in grado di macinare, nel periodo di maggiore funzionalità, 2.500 quintali di farina al giorno. Oggi ospita un lussuoso hotel della catena Hilton, un centro congressi e altri servizi. Non è quindi visitabile, almeno che non decidiate di soggiornarvi, o di bervi un aperitivo nella sua terrazza panoramica.
Vicino all’Hotel Stucky si trova la fabbrica di tessuti di Mariano Foryuny, fondata su un precedente stabilimento che produceva pece. Venne ampliata nel 1927 con l’aggiunta di un piano e l’anno seguente fu allungata per creare il salone di stampaggio dei tessuti.
Non sono consentite le visite ai laboratori per mantenere i segreti del suo fondatore ma lo showroom e il giardino sono accessibili su appuntamento. Per ammirare le opere e le raccolte di questo grande artista, potrete visitare la sua casa museo, Palazzo Fortuny ampiamente descritto in questo articolo.
Corte dei Cordami
Sempre nei pressi della chiesa di Sant’Eufemia continuando a camminare sulla fondamenta, sulla destra si trova il sottoportego e la calle dei Nicoli che conducono alla lunga corte dei Cordami dove un tempo si producevano le corde di canapa.
Questo angolo è uno dei luoghi più suggestivi e segreti di Venezia. Vi si possono ammirare le 14 modeste abitazioni con 13 camini. Camini che a Venezia sono sempre stati utili non solo a condurre il fumo fuori dalle abitazioni, ma anche ad abbattere l’insorgere di incendi e a favorire la circolazione dell’aria.
In questa corte si torcevano all’aperto le gomene delle navi. Dopo la venuta di Napoleone, proprio in questa corte si trasferì da Cannaregio la famiglia Inio, i cui membri fabbricarono gomene e cime per le navi dal XVI secolo fino al 1995.
Chiesa e Ospizio delle Zitelle
La Chiesa delle Zitelle è collegata all’omonimo convento, e venne realizzata dopo gli anni della peste, dal 1581 al 1585, e fu consacrata nel 1588. Nonostante la mancanza di documenti ufficiali il progetto dell’edificio si può attribuire ad Andrea Palladio. Anche se la prima pietra sarà poi collocata in loco un anno dopo la morte del famoso architetto.
L’interno, a pianta poligonale, è arricchito da dipinti di Jacopo Palma il Giovane, di Antonio Vassillachi, e di Francesco Bassano. Esternamente ha la forma di tempio votivo a pianta centrale, trasformato in fase di costruzione per soddisfare l’esigenza di inglobare la chiesa entro le ali dell’ospizio.
Ciò che possiamo vedere oggi è una facciata a tempio sormontata da una grande cupola affiancata da due piccoli campanili. La parte inferiore della facciata si apre con due finestre, mentre quella superiore è movimentata dell’ampia finestra termale a semicerchio.
L’ospizio delle zitelle si sviluppa a ferro di cavallo attorno alla chiesa lasciando lo spazio per una corte dietro l’abside della chiesa. La chiesa delle Zitelle nacque proprio con la missione di assistere le ragazze povere che, nonostante fossero in età di matrimonio, non avendo alcuna dote finivano spesso con il prostituirsi. Qui invece venivano svolti laboratori e lezioni in cui queste potevano imparare l’arte del cucito e del merletto.
Le prime quaranta “zitelle” si stabilirono nell’isola della Giudecca nel 1561, riunite in comunità da alcune nobildonne veneziane su ispirazione dei padri Gesuiti. Nel 1574 fu presentato un primo progetto di costruzione del nuovo ‘collegio laico’ dove le giovani avrebbero trovato vitto, alloggio e istruzione fino al raggiungimento della maggiore età.
Ex Convento dei Santi Cosimo e Damiano
Si tratta di un ex convento benedettino fondato nel 1481. La sua costruzione cominciò proprio dal convento, ovvero la parte più antica, mentre la chiesa venne aggiunta nella seconda metà del secolo successivo. All’interno dell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano si trovavano all’incirca 75 monache, che vivevano in stretta osservanza delle regole benedettine.
Al convento accedevano per lo più nobili donne veneziane, che portavano ingenti ricchezze come doti al convento. Tutta questa ricchezza permise alla struttura di ampliarsi e di acquisire anche importanti opere d’arte. Opere che purtroppo andarono per lo più disperse con la caduta della Repubblica della Serenissima.
In quel momento anche il convento venne praticamente abbandonato e andò incontro a un lento ma continuo degrado. Il comune di Venezia ne divenne proprietario e durante l’ottocento lo utilizzò come caserma. Oggi qui si trovano 24 appartamenti e 12 laboratori per artisti e artigiani, oltre alle sedi di spazi culturali, e gli studi di otto artisti borsisti della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Casa dei Tre Oci
Dopo aver parlato degli edifici religiosi della Giudecca, vediamo ora due case molto particolari. La prima è chiamata casa dei Tre Oci, ovvero casa dei tre occhi, che deve il suo nome alle tre grandi finestre poste al primo piano. Anche conosciuta come casa di Maria, che fu dimora del pittore emiliano Mario de Maria, il quale volle far inserire queste grandi finestre nella facciata del palazzo tra il 1912 e il 1913.
Questa realizzazione vuole commemorare l’amata figlioletta Silvia, scomparsa qualche anno prima. I tre finestroni della facciata rappresentano infatti i tre membri superstiti della famiglia de Maria, lo stesso Mario, la moglie e il figlio Astolfo. La la bifora che li sovrasta invece, simboleggia la piccola defunta. Dopo la morte di de Maria in questa casa vi soggiornarono e abitarono importanti personaggi legati al mondo dell’arte.
Villa Heriot
Questa bella villa venne edificata nel secolo scorso, quando molti ricchi stranieri di comprarci una seconda casa entusiasti dalla bellezza della città lagunare. Trattasi di una villa in stile pseudo bizantino-veneziano, ricca di colonnine di marmo d’Istria, di capitelli, di travi, architravi e patere. Il corpo principale è dotato di un portico che si sviluppa sui quattro lati, il tutto arricchito da un bel giardino.
Questa villa venne donata al Comune di Venezia nel 1947 dalla moglie di Hériot, dopo la morte del marito. Ad oggi vi è ospitata una scuola d’arte, quindi l’accesso e privato, e non si può visitare neppure il bel giardino esterno.
Basilica di San Giorgio Maggiore
Citiamo anche la Basilica di San Giorgio Maggiore che è posta sull’isola di San Giorgio Maggiore. Diciamo che non fa propriamente parte dell’isola della Giudecca, non essendo collegata ad essa da nessun ponte. Quindi è conosciuta come un’isola a se stante, ma insieme alla Giudecca fanno comunque parte entrambe del Sestiere di Dorsoduro.
Isola che con la sua basilica è ben conosciuta dai turisti di tutto il mondo, essendo posta proprio di fronte a Piazza San Marco. La sua basilica con il campanile sfoggiano da padrone nel Bacino San Marco. Basilica che vide l’inizio dei lavori di costruzione, su progetto di Andrea Palladio, nel 1566, per concludersi nel 1610. Il suo campanile, da dove si ammira una splendida vista di Piazza San Marco e del suo bacino, e di costruzione più recente (1791).
Conclusioni
La Giudecca a Venezia non offre al turista il caratteristico impatto che si ha camminando per il centro storico della città, ma offre una visione diversa. Certamente meno bella se si è abituati al centro storico della città, ma “diversa”. Quindi per chi ha diversi giorni a disposizione per visitare la città, prendere il traghetto e dedicarci due o tre ore non è una brutta idea.
Ricordatevi che li sta una delle chiese votive più importanti della vecchia Repubblica Veneziana, la chiesa del Redentore. Ma vi si trova anche una delle più antiche e più belle chiese veneziane, la chiesa di Sant’Eufemia, solo questa vale il traghetto. Tra l’altro rispetto ad altre chiesa il suo ingresso è gratuito.
La corte dei Cordami poi è veramente tra le più caratteristiche e tranquille corti veneziane, e il chiostro dei Santi Cosimo e Damiano è tra i più belli, e visitabili gratuitamente, di Venezia. Infine avrete la possibilità di vedere la sponda opposta del Canale della Giudecca e di Piazza San Marco da un’altra angolatura. Magari seduti su di un bacaro o ristorantino lungo la riva, con prezzi più bassi rispetto la riva opposta.
Se avete giorni a disposizione e cercate qualcosa di diverso, e pace e tranquillità, avete trovato ciò che fa per voi, senza dimenticare la splendida Castello. Anche la parte finale del sestiere di Castello regala queste preziose sensazioni di pace e tranquillità, in quella che dopo Roma è la città più visitata d’Italia.