"botti di vino"
Racconti di Viaggio

Il vin da pegni

Tutti sanno che il bicchiere di vino a Venezia si chiama “ombra”, questo perché una volta veniva venduto e sorseggiato perfino ai piedi del campanile di San Marco (detto “el paron de casa”), con gli osti che spostavano i loro chioschi seguendone l’ombra per mantenere il vino fresco.

Pochi sanno invece di cosa fosse il vin da pegni, ovvero un vino di scarsa qualità che veniva dato come parte di riscatto per l’impegno di un oggetto.

Il Magazen 

In tutti i sestieri di Venezia compare il toponimo “magazen” (magazzino); si contano infatti 18 calli, 5 sottoportici, 2 corti, 1 fondamenta e 2 campielli che ricordano l’esistenza di questi locali, così tanto diffusi in città ai tempi della Serenissima.

Ma questi luoghi non erano magazzini come si intendono oggi, bensì botteghe dove si vendeva vino al minuto, e dove si ricevevano effetti in pegno. Oggetti che venivano presi in pegno e pagati per due terzi in danaro, e un terzo in vino pessimo, detto appunto “Vin da pegni”.

I “magazzeni” erano enoteche scadenti che offrivano vini locali e dove ci si accomodava su rozze panche. A volte gli avventori portavano con sé pane e formaggio o pesce fritto e accompagnavano lo spuntino con vino economico, ma scadente.

"BICCHIERE DI VINO"

Vista anche la loro funzione di luogo dove impegnare oggetti e far circolare denaro, erano spesso teatro di tresche e appuntamenti promiscui.

A Venezia venivano commerciate diverse qualità di vino, la maggior parte del quale era ricavato da vitigni delle isole veneziane, come Sant’Erasmo, San Francesco della Vigna, ma anche da viti coltivate nell’area di Piazza San Marco.

Oltre che nei “magazzeni”, il vino veniva consumato nelle osterie, che offrivano anche stanze per dormire, nelle malvasie, preposte alla rivendita di “vin foresto ovvero straniero” e nei bastioni, vere e proprie bettole dove si potevano anche mangiare i famosi “cicheti”.
C’erano poi le furatole, dove si consumavano pasti completi e i fritolini (fritti), dove la pietanza più consumata era pesce fritto con polenta.

Il Magazen di Matteo detto “El Bocaleto”

Al Ponte di San Girolamo nel Sestiere di Cannaregio, molto conosciuto era il Magazen di Matteo detto el Bocaleto. Il 10 settembre del 1762 in calle Trevisana a Santa Maria Formosa venne uccisa una vecchia signora, una certa Iseppa Zian. Nello stesso giorno alla malvasia di Matteo si presentò una giovane, una certa Michiela Gondetti, che chiedeva di dare in pegno un vecchio anello d’oro. Matteo accettò, e il compenso fu di dieci ducati, e un credito di cinque ducati per l’appunto in “vin da pegno”.

La donna a malavoglia accettò (chiaramente preferendo il tutto in ducati), e per consolarsi si bevette tutto il vino che aveva ricevuto in pegno. Bevette tutto il giorno e la notte, tanto che ubriaca fradicia finì in galera per tutte le sciocchezze che andava commettendo.

In preda ai fumi dell’alcol, delirando, raccontava di aver ucciso una vecchia per un anello, e di averlo dato in pegno all’oste del magazen, per l’appunto Matteo. Passata la sbronza la donna venne interrogata dalla Quarantia Criminal, confessando l’omicidio della vecchia Iseppa Zian.

Venne allora condannata a morte per decapitazione tra le due colonne di Piazza San Marco, mentre il povero Matteo detto Bocaleto, venne bandito per sempre dal territorio Veneto con l’accusa di ricettazione di merce rubata. Il povero inconsapevole Matteo suo malgrado fu costretto a lasciare il territorio per sempre.

Curiosità da vedere a Venezia
Leggende veneziane