"stanza con pareti bianco blu poltrone eleganti dello stesso colore lampadari finiture color oro con grande portone finale"
Trieste

Museo Revoltella

Il Museo Revoltella di Trieste, è un’elegante residenza in stile rinascimentale. Fu edificato tra il 1854 e il 1858, su progetto dell’architetto tedesco F. Hitzig. Ne volle la sua creazione il barone Pasquale Revoltella, che alla sua morte (1869) la destinò a museo e la donò alla città di Trieste.

All’interno il palazzo è caratterizzato da uno scenografico scalone elicoidale che collega i tre piani. All’inizio di questa elegante scalinata è posta una meravigliosa statua a fontana di marmo bianco. Malgrado la bellezza di tutto il palazzo, questo luogo vi metterà i brividi. La bellezza di questa fontana con la scalinata illuminata che sale, e il silenzio interrotto solo dallo scrosciare dell’acqua della fontana, e qualcosa che non potrete mai dimenticare.

L’edificio conserva gli arredi e le decorazioni originali (pavimenti intarsiati, soffitti dipinti, rivestimenti in stucco). Inoltre è presente una cospicua collezione d’arte (gruppi marmorei dei Magni, scene storiche, paesaggi e ritratti della prima metà dell’Ottocento) di proprietà del barone.

"stanza con pareti e arredi rossi e finiture in oro piccolo tavolo al centro con quattro sedie grande lampadario dorato e dipinti stanza con due finestre"
La Sala Rossa

Museo Revoltella Trieste

Il museo si estende su sei piani, e oggi è composto da tre palazzi, con ingresso principale da via Diaz. L’area espositiva è di 4.000 metri quadrati. Il cuore del museo lo ricordiamo è Palazzo Revoltella costruito nel 1858, mentre gli altri due palazzi. Palazzo Brunner nel 1963 e successivamente Palazzo Basevi nel 1991.

Le opere esposte oggi sono circa 350 tra dipinti e sculture. Il Palazzo Brunner ospita le opere di autori italiani della seconda metà dell’Ottocento al terzo piano. Le opere acquisite nei primi decenni del Novecento si trovano al quarto piano. Quelle di artisti del Friuli-Venezia Giulia sono esposte al quinto piano, mentre i nazionali della seconda metà del Novecento al sesto piano.

Andiamo a vedere brevemente in dettaglio tutti i sei piani dell’edificio. Molto sinteticamente, accompagnati da alcune foto, perché la bellezza del museo e delle sue opere la si coglie solo visitandolo.

"sala cena di rappresentanza arredamenti bianco e oro con grande tavolo e candelabri foto orizzontale"
La sala da pranzo di rappresentanza

Museo Revoltella via Armando Diaz Trieste

Da via Armando Diaz si accede all’ingresso del Palazzo Museo, e l’ingresso corrisponde al portone d’accesso al vecchio cortile del palazzo Revoltella. La visita al museo inizia nella sala in cui si entra dal passaggio aperto a sinistra della fontana.

Atrio e piano terra

La prima sala dell’esposizione contiene cenni introduttivi sull’origine del museo e sulla realizzazione delle collezioni.

L’elemento di maggiore spicco, all’interno di palazzo Revoltella, è costituito dallo scalone elicoidale che collega i tre piani, impreziosito dalla presenza dei due gruppi marmorei realizzati dal milanese Pietro Magni. La Fontana della Ninfa Aurisina (1858) posta al piano terra, e il Taglio dell’istmo di Suez (1863).

Il primo, posto ai piedi dello scalone, è la rappresentazione allegorica della costruzione del secondo acquedotto di Trieste. Un’ impresa tecnologicamente molto avanzata realizzata attorno alla metà del secolo.

La figura femminile seduta sulla sponda del mare impersona la città di Trieste che riceve l’acqua dalle mani di una ninfa appena uscita alla luce dalle grotte carsiche di Aurisina. I due putti, che rappresentano gli operai e marinai, si dissetano ai suoi piedi. La scena si svolge nel cavo di una conchiglia che allude al mare.

Vi assicuro che la bellezza e la pace che da ammirare quest’opera d’arte, e udire nel silenzio lo scroscio dell’acqua, da sola vale la visita al museo. Raramente mi è capitato di provare tante emozioni nell’ammirare un’opera d’arte. Lo scalone elicoidale è di una bellezza rara, che nulla ha da invidiare alle meraviglie di più famosi palazzi nobiliari. Vi assicuro che resterete a bocca aperta.

Sale primo ottocento

Di fronte alla scala si aprono le sale del piano terra, dedicate al primo Ottocento. In esse sono ospitate opere appartenenti alla collezione del Barone Revoltella, e altre acquistate nel tempo dal comune di Trieste. Nelle prime due salette sono stati collocati alcuni pezzi di scultura d’epoca neoclassica, e pregevoli dipinti. Tra questi segnalo due dipinti che rappresentano gli episodi più importanti della storia di Trieste. La dedizione di Trieste all’Austria nel 1382 e La proclamazione del Porto Franco nel 1719.

"grande dipinto illuminato con mezzo busto in marmo bianco vicino"

Bellissima è la piccola sala biblioteca rivestita di scaffali in legno finemente intagliati, in cui sono ospitati volumi di notevole pregio e ricordi di viaggio. Tra questi ricordiamo i volumi del lungo viaggio compiuto da Revoltella in Egitto nel 1861.

Giuseppe Tomiz

Molto bella anche la sala che ospita i ritratti del più importante ritrattista della Trieste neoclassica dell’epoca: Giuseppe Tomiz. Un nucleo di opere che bene rappresentano la sua vasta produzione di ritratti individuali e di gruppo, molto ammirati e ricercati dalla ricca borghesia cittadina.

Non sono un esperto d’arte, ma vi assicuro che la bellezza e la perfezione di questi ritratti è veramente impressionante. Io ne sono rimasto altamente entusiasta, e sono sicuro sorprenderanno anche voi.

La biblioteca e la sala dedicata a Giuseppe Tomiz

Primo piano

Salita la bellissima scalinata elicoidale, che vi consiglio di salire lentamente per assaporare l’essenza di meraviglia che genera, vi troverete di fronte al secondo gruppo scultoreo. Nel vestibolo caratterizzato da un bel pavimento eseguito con la tecnica del finto marmo, e da quattro colonne in marmo verde di Polcevera, si può ammirare Il taglio dell’istmo di Suez (1863) collocato su un alto basamento scuro.

£grande gruppo marmoreo bianco istimo di suez con base in marmo nero"
Il taglio dell’istmo di Suez (1863)

Ne primo piano si trova l’appartamento privato del barone Revoltella. Alla destra del gruppo marmoreo si trova la  sala da pranzo privata. Questa mantiene l’originario rivestimento in carta color legno, e un grande specchio sopra il caminetto.

Troviamo poi la così detta “Sala Rossa” per via del mobilio le pareti e i tessuti tutti rossi. Questa sala è una di quelle che mi ha colpito di più, per il suo arredo e la luce che entra dalle tre finestre. Al centro sala un elegante tavolino in legno, con quattro sedie in tessuto rosso e un mazzo di fiori colorati.

Nelle pareti si trovano dei bei ritratti femminili realizzati dal del veneziano Natale Schiavoni (1777-1858). Ma l’ambiente che sicuramente colpisce di più del primo piano, è il grande “salotto verde” arredato con sontuosi mobili dorati, arricchiti da ripiani in alabastro egiziano. La sala, interamente rivestita in finto marmo – come le pareti dello scalone – ospita il Ritratto di Pasquale Revoltella eseguito nel 1862 da Tito Agujari e il Ritratto del barone Carlo Ludovico de Bruck di Giuseppe Tominz.

Nelle immagini vediamo la “sala da pranzo” e la “sala rossa”, mentre le due foto sotto sono del “salotto verde”. Ambienti meravigliosi, da immaginare frequentati dalla famiglia Revoltella

Ufficio personale del barone Revoltella

L’ufficio dove il barone era dedito ad occuparsi dei suoi affari, è composto da una grande scrivania in mogano con la poltrona in cuoio. Un tavolino per scrivere in piedi e i dipinti che riproducono luoghi molto significativi della vita di Revoltella. Qui voglio citare e farvi vedere uno dei dipinti che più mi ha colpito dell’intero museo: il Canale di Suez di Alberto Rieger (1864). Un dipinto talmente bello da sembrare una fotografia scattata dall’alto, a volo d’uccello. Veramente sorprendente per dettagli, colori e perfezione.

L’altro importante dipinto all’interno dello studio è Villa del Cacciatore di Eugenio Pizzolato (1858), immagine della sua residenza estiva. Vicino al camino è appeso il ritratto (eseguito da G. Tominz) di Alessandro Goracuchi, noto medico triestino e uomo di cultura. Come potete notare moltissimi dei ritratti sono eseguiti dal già citato Giuseppe Tomiz, un verso maestro dei ritratti.

Molto carino è anche il “salottino d’angolo”, anch’esso con pareti e tendaggi rossi. Il divanetto e le sedute con tavolino sono invece di legno chiaro con un pregevole tessuto decorato. Alle pareti, diversi paesaggi mediorientali (di Bernhard Fiedler e Ippolito Caffi) che a quel tempo erano molto diffusi.

La sala scrittoio e il grazioso salottino adiacente

Da ammirare anche lungo il corridoio che funge da raccordo alle diverse sale, la camera da letto del padrone di casa. Il letto è in ottone originale, mentre i mobili sono piuttosto semplici in acero americano. Un unico ritratto di un bimbo dormiente è posizionato sopra il letto.

"letto antico in ottone tessuto verde parete rossa con quadretto di bimbo piccolo"
La stanza da letto del barone
Secondo piano

Il secondo piano si apre con un vestibolo in cui troviamo quattro statue di marmo bianco che rappresentano le stagioni. Lungo le pareti, sono molto interessanti una serie di stemmi bronzei di Pietro Magni che rappresentano arti e discipline. Nelle foto sottostanti potete vederne due: Geografia e Chimica.

Anche questo vestibolo illuminato da un lucernaio è di splendida fattura e grande eleganza, e permette di vedere tutta la scalinata dall’alto. Alla base la bellissima fontana. Nella foto seguente potete ammirare la bellezza e le splendide finiture di questa vera opera d’arte. Un palazzo che racchiude arte nell’arte.

"vestibolo con quattro statue delle stagioni e ringhiera rivestita tessuto rosso"

Le sale di rappresentanza

Questo secondo piano è arredato con ancor maggiore cura e una vera profusione di decorazioni. Era riservato agli sfarzosi ricevimenti offerti da Revoltella, con le sue belle sale di rappresentanza. La prima sala che troviamo sulla destra è la sala dei ricevimenti, dei pranzi di gala. Arredata da un grande tavolo da trentasei posti, è rivestita in stucco bianco con finiture dorate. Finitura che nella parte alta formano un motivo decorativo sul tema della caccia.

Sul camino in marmo con un grande specchio, posto sul fianco destro della tavolata, sono poste delle pregevoli statuette. Sul soffitto tre grandi lampadari di cristallo con bracci a motivi floreali, e due grossi candelabri a centro tavola. Una sala da pranzo che non mancherà di stupirvi, come credo stupisse in passato anche gli ospiti del barone. 

In queste quattro foto la bellezza del salone di rappresentanza, con la sala da pranzo e il salone azzurro

Il salotto azzurro

Segue poi il “salotto azzurro“, in cui spicca un grande Ritratto dell’arciduca Massimiliano (eseguito nel 1868 da Augusto Tominz, un anno dopo la sua fucilazione in Messico). Questa sala, probabilmente adibita all’intrattenimento nobiliare del dopo cena, è arredata con raffinati mobili in legno scuro arricchiti da intarsi metallici.

Si resta letteralmente ammaliati dalla sua eleganza, e si può solo immaginare la sua bellezza durante le cene di gala illuminata dalle calde luci del gran lampadario in accordo con i colori del mobilio. A un angolo della stanza una bella stufa in maiolica bianca richiama gli interni d’impronta austriaca. Aggiunge una nota diversa al tono generale della casa che sembra ispirato più dallo stile francese.

L’unione di questo salotto con la sala da pranzo sono una meraviglia di eleganza, sfarzo e buon gusto, che il barone ha saputo ben amalgamare.

A fianco del salone azzurro, posta all’angolo dell’edificio, si trova una piccola saletta dove a colpire il visitatore è un “cannocchiale” posto alla finestra. Serviva per guardare, o “spiare” al di fuori del palazzo.

"stanza con finestra binocolo tendaggi rossi"

Il salone da ballo

Al centro del secondo piano troviamo il grande salone da ballo. Rivestito in finto marmo verde e rosso e illuminato da un secondo lucernaio e dalle porte finestre che si aprono sulla loggetta della facciata.

Il soffitto è ornato da un ciclo pittorico (composto da diciassette tele di diverse forme geometriche) sul tema Arti e mestieri, eseguito nel 1859 da Augusto Tominz (1818-1883). Pittore figlio del ritrattista Giuseppe, che nel 1872 sarebbe diventato il primo conservatore del museo.

Alle pareti sono state collocate le sole opere anteriori al secolo XIX della collezione Revoltella. Due paesaggi attribuiti all’olandese Abraham Hondius e Paesaggio con lavandaie (il più antico delle raccolte del Museo Revoltella, primo decennio del 1600). Quest’ultimo attribuito a Marco e Sebastiano Ricci.

Passando per il “gabinetto degli specchi“ e il “salotto giallo” si arriva alla “saletta a cupola“, con le pareti dipinte in rosso pompeiano e la copertura a motivi naturalistici. Qui la visita al palazzo Revoltella di Trieste si conclude, e si passa alla visita del museo d’arte.

"salone da ballo con poltrone rosse dipinti sul muro e soffitto luci e lampadari eleganti"
Lo sfarzoso salone delle feste
Terzo piano

Dal terzo piano in poi incomincia il percorso della galleria d’arte moderna. Parte dal terzo piano di Palazzo Brunner, a cui si accede dall’ultima sala del secondo piano di Palazzo Revoltella.

L’itinerario moderno prende avvio dalla saletta dedicata ad uno dei protagonisti dell’arte triestina, Eugenio Scomparini. Maestro indiscusso della generazione di artisti triestini nati nella seconda metà dell’Ottocento. Qui si vedono esposti ritratti femminili e bozzetti per decorazioni d’interni, di cui fu grande interprete, sulla scia della scuola settecentesca veneziana.

A seguire opere di Marcello Mascherini, di cui il Museo possiede una quindicina di sculture di grande valore. Opere di Ruggero Rovan che, dopo la morte dello scultore triestino furono depositate al Museo Revoltella. Conclude il percorso di questa sala uno dei dipinti più importanti della collezione ottocentesca, La preghiera di Maometto di Domenico Morelli.

"statua in bronzo scuro di francesco pezzicar, emancipazione dei negri"
L’emancipazione dei negri (1873) opera che apre il quarto piano del museo Revoltella
Quarto piano

Quest’ala del museo si apre con la scultura in bronzo di Francesco Pezzicar, L’emancipazione dei negri (1873). Premiata con la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Filadelfia nel 1876. Una scultura che colpisce, e che ad essere sincero mi è piaciuta molto.

In queste sale sono esposte numerose opere di molti artisti. Nominarle o nominare gli artisti sarebbe inutile, e porrebbe solo tanta confusione. Posso citarvi nomi come Luigi Spazzapan, Umberto Veruda, Carlo Wostry, Isidoro Grünhut, o Cesare Laurenti. Ma sono solo alcuni nomi, che ai più non diranno nulla, quindi le opere vanno solo viste e ammirate. Perché vi assicuro che a chi piace anche solo un po l’arte, sono molto belle.

"sala con diverse sculture marmo bianco"

Un solo autore voglio nominare e porne i riflettori, perché il suo grande dipinto mi ha veramente impressionato. Si tratta di dell’artista norvegese Frithyiof Smith che ha realizzato un’opera di eccezionale realismo fotografico: Dopo la Prima Comunione. Guardate le foto seguenti, ma vi assicuro che neppure le foto rendono l’incredibile realismo del dipinto. Da lontano sembra veramente una fotografia.

Quinto e sesto piano

Anche per queste sale del museo ogni descrizione è inutile e superflua. Gli artisti e le opere sono molte, e i pregevoli nomi non conosciuti. Vi allego alcune foto, ma vi assicuro che vi è molto altro, e le opere dal vivo nulla hanno a che fare con delle semplici foto.

Una sola opera voglio porvi all’attenzione, perché mi ha stupito come il dipinto di Frithyiof Smith. Si tratta del volto in gesso colorato di Ruggero RovanFiore d’ombra. Un volto di donna che visto dalla giusta angolazione sembra reale. La foto che posto non ne rende giustizia, ma vi assicuro che sembra un volto reale.

"volto di donna in pietra rossa"

Bellissima è anche la statua di Urbano Nono “Belisario” in legno e gesso dipinto acquistato nel 1889 e di cui voglio riportarvi a seguito la foto. La grande scultura di Nono è caratterizzata dall’impressionante verismo, ed evoca il Risorgimento italiano. Qui è impersonato dalla figura del generale Belisario in povere vesti ottocentesche a riecheggiare la triste sorte dei soldati reduci delle guerre d’indipendenza. Soldati i quali saranno dimenticati dalla Patria.

"gruppo statue legno marmoreo uomini"

Quest’opera di Nono ottenne un grande successo alle esposizioni di Venezia (medaglia d’oro, 1887) e Monaco (medaglia d’oro, 1888). Quindi potete ben capire perché si resti stupiti davanti a opera di tale bellezza e significato.

Alla fine della visita potrete accedere alla terrazza posta al sesto e ultimo piano del palazzo. Da lì potrete godere di una belle vista di parte di Trieste dall’alto.

Il Barone Revoltella

Pasquale Revoltella nacque a Venezia il 16 Giugno del 1795, e arrivò a Trieste insieme alla madre nel 1796. La sua carriera lavorativa ebbe una veloce ascesa. Il passaggio dall’ambito commerciale a quello finanziario gli permise di arricchirsi in breve tempo ed entrare così a fare parte dell’élite cittadina.

Dal 1808 lavorò presso diverse case di commercio, tra cui quella di Teodoro Necker dove ebbe un rapido avanzamento professionale. Nel 1835, avviò una propria impresa con sede presso Casa Fontana, dove visse fino al 1859 con la madre.

Gli anni trenta videro il grande slancio della carriera di Pasquale Revoltella. Nel 1832 divenne socio delle Assicurazioni Generali, dal 1835 si impegnò nella fondazione della Società di Navigazione del Loyd Austriaco. Ricoprì incarichi quali agente della Arnstein und Eskels, seconda casa bancaria di Vienna in città. Successivamente diventò azionista della Società Triestina di Belle Arti, consigliere comunale, deputato di borsa e, dal 1838 fino alla morte, direttore delle Assicurazioni Generali.

A partire dagli anni cinquanta del XIX secolo gli interessi di Pasquale Revoltella si ampliarono anche verso l’estero e si impose come acceso sostenitore della costruzione del Canale di Suez. Nel 1861 intraprese un viaggio in Egitto, diventando in seguito vicepresidente della Compagnia Universale di Suez.

Lo scandalo e la morte

Nel 1860 fu oggetto di uno scandalo per corruzione, malversazioni e truffa ai danni dell’Impero. Venne processato e incarcerato per alcuni mesi ma in seguito fu completamente scagionato da ogni accusa e riabilitato.

Per i suoi meriti nel 1850 ottenne il titolo di Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe mentre, nel 1867, quello di Barone. Pasquale Revoltella, che non si era mai sposato, l’otto settembre del 1869, dopo una lunga malattia, morì senza eredi nella sua villa fuori città. Tutti i cittadini di Trieste parteciparono ai funerali.

Come vedete il Barone Revoltella è stato uno dei personaggi più importanti ed influenti della Trieste di quei tempi. (Scoprite cosa vedere a Trieste in due giorni). Ovviamente il barone occupava un posto importante anche nella vita mondana della città. Spesso organizzava feste e ricevimenti nel suo meraviglioso palazzo, e ben immaginiamo quanto potessero essere sfarzose ed eleganti. A queste feste partecipavano molte persone importanti, avendo Revoltella amicizie molto influenti. Tra questel’Arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, Ludovico Von Bruck, Francesco Gossleth, e lo storico Pietro Kandler. 

Museo Revoltella orari e prezzi

Il museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.
Sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20.
Chiuso il martedì.

Il prezzo del biglietto d’ingresso non è elevato, se si considera poi che potrete passare tranquillamente un paio d’ore ad ammirare sale e opere.
Intero € 7,00.
Ridotto € 5,00.
Biglietto per scuole che usufruiscono del servizio didattico: € 1,00.

Bene tutto ciò che c’era da dire sul Museo Revoltella di Trieste lo abbiamo detto, ora non vi resta che andare a visitarlo. La visita la accompagnerete ad altre cose da vedere a Trieste che vi ho menzionato nella guida della città. Per ammirare altre foto del Palazzo Revoltella e delle sue opere clicca qui.

"veduta panoramica tetti case campanile e golfo di trieste"
Una panoramica che si può ammirare dalla terrazza del sesto piano del museo