"museo storia della medicina di venezia"
Venezia,  Venezia luoghi sconosciuti

Ospedale Civile di Venezia

Nella Scuola Grande di San Marco all’ingresso dell’Ospedale Civile di Venezia è ospitato il Museo di Anatomia Patologica “Andrea Vesalio”. In gergo chiamato Museo della medicina di Venezia, è una preziosa testimonianza della storia dell’Anatomia Patologica veneziana. Al suo interno sono custoditi reperti rappresentativi degli ultimi due secoli di attività dell’istituzione ospedaliera di Venezia.

Le origini del Museo si possono far risalire al 1874. A partire da questa data nel Regolamento Organico dell’Ospedale viene raccomandato al dissettore anatomico di custodire i reperti ritenuti più interessanti sotto il profilo anatomopatologico.

Nel corso degli anni, le raccolte sono state implementate, grazie al contributo di valenti anatomopatologi. Su tutti, spicca la figura di Giuseppe Jona (1866-1943), uomo di straordinaria levatura scientifica e morale, cui il Museo ha dedicato un importante spazio nel percorso espositivo.

Scuola Grande di San Marco

La straordinaria bellezza della struttura architettonica degli arredi e delle decorazioni delle sale, lo splendido soffitto a cassettoni a foglia d’oro, blu e rosso veneziano, con tondi intagliati che rappresentano l’emblema della Scuola, il leone di San Marco in moleca (e cioè in posizione frontale ad ali aperte e con il classico libro tra le zampe e il saluto “Pax Tibi Marce Evangelista Meus”) rischiano di offuscare la ricchezza delle magnifiche collezioni del museo: i libri e la strumentazione medica dell’Ospedale Civile di Venezia.

"museo storia della medicina di venezia"

La biblioteca

Se anche non amate particolarmente la scienza medica, vi suggerisco di salire la scala monumentale del Longhena e, ignorando gli ottomila volumi più o meno antichi che ne costituiscono il nucleo storico (si parte dal ‘500), mettersi a naso all’insù per ammirare gli splendidi soffitti lignei della Sala Consiliare e della Sala dell’Albergo che la ospitano.

Sono tra i massimi esempi dell’antica arte dell’”indorador” (indoratore), un’arte nata a Venezia grazie alla preziosa tecnica dei “battioro” (artigiani che riducevano i lingotti d’oro in una sottilissima lamina da “spalmare” con un pennello). Un’unica precauzione: se siete un po’ suggestionabili non guardate la collezione di arnesi chirurgici che fa bella mostra al centro della biblioteca.

Nella Sala Capitolare otto teche (4 blocchi di circa 6m x 1,5m al centro della sala e altri 4 più piccoli distribuiti due per lato, sui lati corti) conservano la collezione degli strumenti usati dall’Ospedale Civile dal XVIII al XX secolo e parte della collezione libraria della biblioteca.

I numeri della biblioteca

Grazie a numerosi lasciti di privati e medici, alla fine degli anni ‘80 la Biblioteca conta circa 18.000 libri antichi e moderni, tra cui:

  • 772 pergamene
  • 267 cinquecentine,
  • due seicentine (alcune esposte nelle teche della Sala Capitolare),
  • due incunaboli,
  • un manoscritto della Regola di San Benedetto per l’ordine femminile,
  • i disegni e i progetti di Le Corbusier per un nuovo Ospedale di Venezia che sarebbe dovuto sorgere nell’attuale area Saffa a Cannaregio (verso la Stazione),
  • le lastre fotografiche,
  • le cartelle cliniche,
  • un fondo moderno costituito da riviste, atti di congressi, miscellanee, volumi di carattere scientifico per il continuo aggiornamento professionale del personale medico.

Chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti

Nell’ospedale civile di Venezia si trova anche la chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti. Quest’area venne bonificata alla fine del XVI secolo nell’ambito della grandiosa operazione urbana delle Fondamente Nove. L’istituzione dell’ospedale dei Mendicanti fa parte di una lunga tradizione di assistenza ai lebbrosi, che lo stato inaugura nel XIII secolo con la fondazione di un lebbrosario a Dorsoduro, trasferito poi nella isola di San Lazzaro.

La chiesa, progettata da Vincenzo Scamozzi nel 1601 e conclusa nel 1631, è perfettamente integrata nel complesso a due chiostri dell’ospedale, come risulta anche dalla facciata realizzata nel 1673 da Giuseppe Sardi. Luogo di culto, ma anche di musica, la chiesa è isolata dall’esterno grazie ad un vestibolo dove nel XVII secolo vennero eretti i monumenti funebri a Alvise Mocenigo e a Lorenzo Dolfin.

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