
Tetrarchi
Si abbracciano due a due, come i comandanti dell’impero romano diviso in impero d’oriente e d’occidente. Forse rappresentano Diocleziano, Massimiano, Galerio e Costanzo Cloro. Stringono sulla mano sinistra una spada con uno strano manico, indossano una pesante armatura da guerrieri e una corona che probabilmente era impreziosita da una pietra preziosa. Sono i Tetrarchi di Piazza San Marco.
Non si sa di preciso da dove provengano, ma certamente sono stati sottratti da qualche tempio a Costantinopoli nel 1204. In quell’occasione una delle figure vi ha lasciato un pezzo di piede, ricostruito poi a Venezia in pietra bianca d’Istria. Il pezzo mancante è stato ritrovato nel 1965 tra le rovine del Philadelphion a Istambul, e ora è gelosamente custodito nel Museo Archeologico di Istanbul.
Ma non è chiaro quando, da dove e se già a loro volta fossero stati trafugati da qualche tempio più antico. A dire il vero non è chiarissimo nemmeno che si tratti veramente della rappresentazione dei tetrarchi romani. O se esse siano figure ben più antiche della Mesopotamia o dell’Egitto.
I quattro ladroni
Dai veneziani sono conosciuti come i quattro ladroni, messi a guardia del muro esterno del Tesoro di San Marco. Ladroni fulminati e pietrificati nell’atto sacrilego di profanare i beni preziosi all’interno della basilica.
E certamente questa leggenda ha del vero. Sono stati posti in quest’angolo esterno della basilica proprio a monito per eventuali male intenzionati.
E anzi l’antica leggenda narra di un cittadino che, rincorrendo dei ladri che tentavano di entrare in Basilica, inciampò sulle statue appena giunte a Venezia e depositate nei pressi. Il gruppo è considerato, oltre che il simbolo della tetrarchia stessa, un capolavoro della scultura tardoantica, dove sono evidenti le caratteristiche di essenzialità, simbolismo e pittoricismo di quest’epoca

Tetrarchi Venezia
Queste quattro statue, unite in un’unica opera, sono un simbolo quasi sconosciuto di Venezia, ma che racchiude alla perfezione, in una statua, ciò che è Venezia. Faccio notare il “piede mancante” sulla destra in basso, ricostruito in pietra bianca. I Tetrarchi come detto sono stati sottratti da qualche tempio a Costantinopoli nel 1204 e portati a Venezia.
La loro data di creazione risale quindi sicuramente a secoli prima. Il piede rottosi, ritrovato a Istambul nel 1965, è custodito al Museo Archeologico di Istambul, mentre l’intera opera è esposta a “cielo aperto” in Piazza San Marco, dove chiunque può toccarla o addirittura sedersi a fianco, senza neppure sapere della loro importanza. Capite ora che il termine “Venezia è un museo a cielo aperto” è quanto mai rappresentata appieno da queste statua: i Tetrarchi.
Stile dell’opera
L’opera viene attribuita a maestranze egiziane, anche per la loro specializzazione nel trattare la durissima pietra del porfido, proveniente dalle cave del Mons Porphyreticus in Egitto. Le statue presumibilmente si trovavano in cima a colonne, poggianti sulla mensola, a un’ipotetica altezza che è stata calcolata sugli otto metri. Le quattro statue di imperatore hanno lo stesso abito-corazza, in un atteggiamento rigido e impassibile che ricorda le divinità orientali.

Dettaglio delle spade dei Tetrarchi

Il frammento del piede conservato al Museo Archeologico di Istambul
Insomma un’opera posta in un luogo dove i turisti di tutto il mondo visitano inevitabilmente quando vengono a Venezia. Eppure quasi nessuno (solo i più informati) sa del valore di queste quattro figure. Fossero poste in una bella sala di un museo europeo, sarebbero uno dei pezzi preziosi del museo, più di 1000 anni di storia. (Come per la Stele del Pane di cui potrete leggere qui).
Invece qui stanno in piazza, e prendo l’occasione per dirlo, senza una protezione o una semplice ringhiera. Già, quando passerete di lì, vi capiterà facilmente di vedervici persone sedute accanto, o ancor meglio appoggiate per comodità.
Di seguito vi riporto una foto scattata da me, ma non tanto a critica degli ignari turisti, ma per sensibilizzare l’amministrazione. Basta una piccola ringhiera, non invadente, che non permetta agli ignari turisti, di sedersi “praticamente sopra”. Venezia è fragile, e bastano piccole cose per aiutarla. O vogliamo che opere di millenni periscano sotto l’inciviltà in pochi anni?

Mi sembra che ogni commento sia superfluo, ma ripeto nulla contro coloro che ne ignorano il valore


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